Se non ti cerca, vuol dire che non ti vuole. Basta inutili scuse.

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di Claudia Melucci

20 Ottobre 2016

Se non ti cerca, vuol dire che non ti vuole. Basta inutili scuse.

È una situazione in cui ci ritroviamo più o meno tutti in un momento della nostra esistenza, e tutti ci comportiamo allo stesso modo. Aspettare una persona, giustificare i suoi ritardi, rimandi o dimenticanze in modo benevolo significa soltanto continuare a dirsi bugie e allungare il proprio stato di lieve dolore.

Per non affrontare il vero dolore, quello che sembra farci sprofondare, si preferisce vivere in un eterno stato di attesa.

Non avrà letto il messaggio, ora avrà altri impegni, sarà stanco, mi richiamerà forse tra un'ora.

Non avrà letto il messaggio, ora avrà altri impegni, sarà stanco, mi richiamerà forse tra un'ora.

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È giusto cercare di comprendere e di giustificare i comportamenti di chi non si fa sentire, di chi non ci cerca? 

No.

Se si finisce col pensare troppo una persona, affidandole il potere di decidere il tono del resto della giornata, si sta sbagliando qualcosa. È un tunnel che non può avere nessun ritorno alla luce. 

Quando si pensa troppo a qualcuno, e non a se stessi, si sta sbagliando. Ecco la regola principe che consentirebbe di evitare quell'insopportabile periodo di attesa, se solo fosse capita e ricordata al momento giusto. 

Se non si fa sentire, non lo farà. È inutile raccontarsi bugie e cercare di vivere nel calore della speranza.

L'attesa è smettere di vivere, per tornare a farlo soltanto in seguito a quel cenno, a quella chiamata che potrebbe non avvenire mai. Perché permettere a qualcuno di prendere in mano le redini della tua vita? È importante non dare mai questo potere a qualcuno che non sia tu. 

Il dolore e il dispiacere che ne conseguono sono assicurati. 

Inutile dare terze, quarte possibilità se già alla seconda è stata chiusa la porta in faccia senza preoccupazione di riparare.

Dovremmo trovare il coraggio di lasciare andare chi ci fa soffrire, chi non ci scrive, chi ci lascia soli. 

Cadere così in uno stato di dolore ancor più profondo ma poi tornare alla vita una volta per tutte.