Emerse da un bosco nel 1911: ecco la storia di uno degli ultimi indiani liberi
Nell'agosto del 1911 un uomo in fin di vita sbucava dalle fronde di un bosco nei presso di Oroville (California) in cerca di cibo e lì venne avvistato da alcune persone che lo denunciarono allo sceriffo. Fu così che Ishi entrò nel mondo dei visi pallidi. Da quel momento iniziò un periodo di reciproca conoscenza che destò la curiosità di migliaia di persone e che viene oggi ricordata come la vita dell'ultimo degli Yahi, una tribù di nativi americani sterminata verso le fine dell'Ottocento.
via indiancountrytodaymedianetwork.com
Quando Ishi venne consegnato alle forze dell'ordine di Oroville versava in condizioni di grave malnutrizione.
Una volta dichiarato il ritrovamento, l'uomo venne prelevato dagli antropologi Thomas T. Waterman e Alfred L. Kroeber e portato a vivere in una delle strutture interne al Museo di antropologia di Berkley.
Lì, attraverso l'aiuto di un interprete, fu possibile scoprire la storia di questo miseterioso uomo che, chiaramente, non aveva mai avuto contatti con la civiltà bianca dell'epoca.
In breve tempo fu possibile capire che la famiglia dell'uomo, sfuggita a un attacco mortale nel 1865, si era data alla macchia per i successivi 44 anni. Nel 1908 però furono rintracciati da un gruppo di malintenzionati e fu in quell'occasione la famiglia si disperse: Ishi riuscì a fuggire insieme alla sorella e allo zio mentre la madre si nascose fra le coperte perché malata e impossibilitata a muoversi. La donna morì pochi giorni dopo il ritorno di Ishi mentre quest'ultimo perse completamente di vista la sorella e lo zio. Oggi si ritiene che loro quattro fossero gli ultimi membri della tribù degli Yahi.
Ishi non rivelò mai il suo vero nome agli antropologi che lo "adottarono" in quanto andava contro le leggi del suo popolo rivelare il proprio nome o nominare quello dei morti.
Fu Kroeber a chiamarlo 'Ishi', la versione anglicizzata della parola che in Yahi significa 'uomo'. Negli anni successivi si sviluppò un'intensa collaborazione fra Ishi e i due antropologi che appresero da lui la lingua e la cultura della tribù Yana, di cui gli Yahi facevano parte, e furono tanto fortunati da imparare le tecniche di scheggiatura della pietra e di realizzazione di arco e frecce.
Infiniti problemi di salute.
Quando Ishi abbandonò l'isolamento si ritrovò a contatto non solo con la società ma anche con le sue malattie. Nei quattro anni e mezzo successivi l'uomo venne ricoverato svariate volte finché il 25 marzo del 1916 morì a causa di una tubercolosi.
Ulteriori studi successivi alla sua morte hanno portato a ipotizzare che nell'albero genealogico di Ishi ci fossero in realtà elementi provenienti anche da altre tribù: lo sterminio attuato dai colonizzatori, infatti, aveva costretto molte di esse a unirsi per tentare di sopravvivere.