Enormi tronchi trasformati in case: ecco come vivevano i primi migranti nel nord-ovest americano
Quando il pioniere svizzero Johan Suter scoprì l'esistenza dell'oro nel territorio della Sierra Nevada (California), egli cercò di mantenere segreta la notizia ma ben presto il fatto divenne noto. Così esplose il fenomeno della corsa all'oro che avrebbe definitivamente aperto la via verso i territori dell'intera costa ovest. Insieme a chi giungeva lì alla ricerca del prezioso metallo, però, giunsero anche le prime industrie della legna che si rifornivano di tronchi pregiati e abbandonavano gli "scarti". Quando famiglie di gente comune iniziarono a stabilirsi qui, trovarono una quantità di resti tali che decisero di sfruttare in un modo davvero curioso...
Immagini: Washington State Library
via historylink.org
Quando giunsero nei territori del nord-ovest molte famiglie in cerca di un futuro migliore si trovarono di fronte a un paesaggio segnato.
Molte foreste erano state lasciate con dei tronchi mozzati alti anche più di 3 metri: la loro tendenza a gonfiarsi alla base li aveva resi inutilizzabili.
Così, in quello che agli occhi della grande industria del legno era parso inutilizzabile, queste famiglie videro il modo di ricavare una sistemazione che permettesse loro di insediarsi facilmente.
Le case nei tronchi divennero sistemazioni temporanee che permettevano ad alcune famiglie di vivere mentre costruivano vere e proprie case.
Una volta finiti i lavori di costruzione, le case-tronco venivano convertite in fienili e magazzini.
Di quelle antiche sistemazioni oggi ne rimane solo una: fu costruita in un cedro rosso del pacifico e si trova nel museo di storia del pionierismo americano di Arlington (Stato di Washington).
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