Nel 2001 il Portogallo depenalizzò TUTTE le droghe: ecco la situazione 15 anni dopo
Quella della lotta alla diffusione delle droghe è una questione ampiamente dibattuta a livello internazionale, che non sembra ancora arrivata ad una ricetta definitiva e funzionante. Se da una parte molti paesi hanno optato per una linea dura e repressiva e continuano a perseguirla, altri sperimentano già da anni soluzioni alternative come la depenalizzazione e il potenziamento dell'assistenza.
Uno tra gli esperimenti più scioccanti e sorprendenti è stato quello del Portogallo.
via publico.pt
Durante gli anni Ottanta, enormi quantità di eroina provenienti da Afghanistan e Pakistan inondarono l'Europa, e in Portogallo la diffusione fu particolarmente allarmante: a metà degli anni Novanta vi erano 100mila tossicodipendenti, circa l'1% della popolazione totale.
Nel luglio del 2001 si decise di affrontare questa piaga con il metodo della depenalizzazione delle dosi destinate all'uso personale: 25 grammi di marijuana, 5 grammi di hashish, 1 grammo di eroina, 2 grammi di cocaina e 1 grammo di ecstasy.
All'epoca gli scettici si lasciarono andare a facili allarmismi: secondo loro il Portogallo sarebbe diventato un ricettacolo di tossicodipendenti provenienti da tutta Europa e il consumo avrebbe subito un'impennata inevitabile. I dati però non hanno dato loro ragione: l'uso di droghe è di fatto diminuito soprattutto tra i giovani (ad eccezione delle droghe sintetiche come l'ecstasy, ma questo dato è in linea con il resto dell'Europa); le morti di overdose si sono dimezzate; le infezioni da Hiv associate alla droga sono passate da 18.500 (1983) a 40 (2014).
Il cambiamento fondamentale è stato quello di iniziare a trattare i tossicodipendenti come malati da curare piuttosto che criminali da reprimere: in questo modo molti di loro si sono sentiti liberi di rivolgersi alle istituzioni per chiedere aiuto senza temere severe misure repressive da parte della polizia.
Un'altra conseguenza diretta di questo cambio di visione è stata la riduzione spropositata di detenuti: i possessori che vengono "beccati" ripetutamente dalla polizia arrivano di solito a pagare pene pecuniarie, con il risultato che nelle carceri portoghesi oggi si trovano quasi esclusivamente trafficanti di droga.
In conclusione l'esperimento del Portogallo sembra aver chiarito definitivamente che la repressione non è la ricetta vincente in materia di stupefacenti, ma che servono investimenti economici ed umani per ascoltare e risolvere il disagio. L'Europa e il mondo intero saranno in grado di recepire la lezione?