La moda che uccideva: ecco i veleni inconsapevolmente usati nella sartoria vittoriana
Sin da prima dell'avventi dell'epoca vittoriana per le famiglie benestanti l'attenzione riservata all'abbigliamento era veramente molta. Apparire in pubblico eleganti e curati era infatti una questione di fondamentale importanza per risaltare il proprio rango sociale. Peccato però che allora ancora non si conoscevano bene le conseguenze dell'utilizzo di certi materiali... In un libro di recente pubblicazione dal titolo Fashion Victims vengono prese in esame le abitudini sartoriali in voga tra il XVIII e il XIX secolo e in particolare come alcune sostanze usate regolarmente in essa fossero in realtà... mortali.
Per oltre due secoli per realizzare capi d'abbigliamento si ricorse all'uso di sostanze altamente tossiche che spesso, per incidenti o semplice ignoranza, arrivavano a uccidere chi li indossava.
Nel libro Fashion Victims si ripercorre l'intera storia della "morte da vestito", partendo dal 1700 e arrivando agli anni Trenta del 1900.
The Art Archive at Art Resource
Uno degli aspetti più pericolosi relativi ai materiali era l'utilizzo della crinolina, un tipo di stoffa altamente infiammabile che veniva utilizzata per foderare le sottane delle donne.
La rapidità con la quale questo materiale può prendere fuoco lo rendeva davvero inadatto per la realizzazione di vesttit.
Un altro problema era creato dall'utilizzo dell'arsenico come mordente nella tintoria...
Questo è un esempio dei danni che questa sostanza provocava alla pelle.
Litografia del 1859 - Weelcome Library.
Qui vediamo un capo femminile realizzato proprio con la tintura verde a base di arsenico.
Alison David e Arnold Matthews
Sapete poi perché il Cappellaio matto di Alice nel Paese delle Meraviglie è, appunto, matto? Perché per creare i famosi cilindri neri veniva utilizzato il... mercurio. E fu così per ben 200 anni.
Infine ecco un prodotto per la pelle a cui proprio non si poteva rinunciare: una confezione di cipria contenente, fra le altre cose, piombo.
Il libro, curato da Alison Matthews David, s'intitola Fashion Victims: The Dangers of Dress Past and Present e lo potete trovare qui.