La donna che colpì un nazista con la borsa: uno scatto storico dai retroscena drammatici
Era il 1985 quando per le strade di Växjö, in Svezia, alcuni simpatizzanti del Partito del Reich Nordico sfilarono al suon di cori nazisti. Diverse fotografie sono state scattate in occasione di quella manifestazione, ma una in particolare è diventata l'emblema della rivolta al nazismo, e più in generale a tutti i regimi dittatoriali.
Nella fotografia in questione, una donna di 38 anni colpisce alla spalle con la propria borsetta un manifestante che sventola una bandiera. La sua espressione mostra chiaramente l'odio che accompagnava quel gesto, il disprezzo per il ritorno prematuro di una dittatura che segnerà in modo permanente la sua vita.
La donna nella foto si chiama Danuta Danielsson: era ebrea, di origine polacche. Sua madre sopravvisse ai campi di concentramento.
Quando colpì il simpatizzante nazista, Danuta viveva solo da un paio d'anni in Svezia. Vi si era trasferita con il marito: i due si erano conosciuti durante un concerto jazz in Polonia e si sposarono dopo pochi mesi il primo incontro. Era una donna felice, serena, ma solo i primi anni dal trasferimento. Poi la fragilità mentale di Danuta iniziò a compromettere la tranquillità della sua vita e quella di chi le era accanto: aggrediva i passanti, mormorava a se stessa e tentò il suicidio gettandosi da una torre.
L'uomo affiliato al Partito del Reich Nordico, si chiamava Seppo Seluska: era noto in città per violentare gli ebrei omosessuali e fu infine incarcerato per omicidio.
Il clamore derivato dalla diffusione di quello scatto non fu affatto positivo per Danuta: mentre nel resto del mondo era già divenuta un'eroina, lei si sentiva messa al centro dell'attenzione. Gli attacchi di panico erano aumentati di numero e di intensità dopo la pubblicazione dello scatto su alcuni giornali nazionali. La vita per Danuta si era fatta impossibile: scelse di andarsene suicidandosi due anni dopo da quel nefasto 13 Aprile 1985.