Abbandonato alla nascita per la sua malattia: oggi sono in migliaia ad ascoltare le sue parole

di Giulia Bertoni

22 Gennaio 2017

Abbandonato alla nascita per la sua malattia: oggi sono in migliaia ad ascoltare le sue parole

Solo trentasei ore dopo la sua nascita, i genitori di Jono Lancaster decisero di lasciare che il bambino venisse preso in custodia dai servizi sociali a causa della rara condizione genetica con la quale era nato. Il bambino era infatti venuto al mondo con la sindrome di Treacher Collins, una malattia genetica che in Europa si manifesta una volta su 50 mila nati circa e che consiste in una serie di deformità craniofacciali che possono a loro volta provocare problemi all'udito, respiratori e altro.
Il giovane Jono ha passato l'infanzia e buona parte della sua giovinezza nascondendosi da tutti, vergognandosi del suo aspetto, ma da qualche tempo ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto e quello di cui si occupa ora è motivo di ispirazione per tanti.

via bbc.com

La malattia con la quale Jono è nato è stato motivo di grosse difficoltà per lui: prima l'abbandono dei genitori biologici, poi le continue operazioni chirurgiche e le visite e infine le difficoltà legate alla socializzazione.

La malattia con la quale Jono è nato è stato motivo di grosse difficoltà per lui: prima l'abbandono dei genitori biologici, poi le continue operazioni chirurgiche e le visite e infine le difficoltà legate alla socializzazione.

Jono Lancaster

"Da bambino cercavo disperatamente di piacere agli altri come potevo ma al tempo stesso mi vergognavo del mio aspetto e crescendo sono finito a fare cose stupide solo perché speravo che gli altri parlassero di me senza menzionare la mia malattia".

"Da bambino cercavo disperatamente di piacere agli altri come potevo ma al tempo stesso mi vergognavo del mio aspetto e crescendo sono finito a fare cose stupide solo perché speravo che gli altri parlassero di me senza menzionare la mia malattia".

Jono Lancaster

"Avevo iniziato a bere e combinavo guai a scuola, ma al tempo stesso facevo cose come tagliarmi i capelli da solo per non essere costretto ad andare dal parrucchiere. Più crescevo più mi sentivo solo".

"Avevo iniziato a bere e combinavo guai a scuola, ma al tempo stesso facevo cose come tagliarmi i capelli da solo per non essere costretto ad andare dal parrucchiere. Più crescevo più mi sentivo solo".

Jono Lancaster

La vita di Jono è cambiata quando un suo amico gli ha offerto un lavoro nel suo bar. La paura di interagire col prossimo era tanta ma non superava la voglia di sentirsi accettato.

La vita di Jono è cambiata quando un suo amico gli ha offerto un lavoro nel suo bar. La paura di interagire col prossimo era tanta ma non superava la voglia di sentirsi accettato.

Jono Lancaster

La fiducia che ha conquistato grazie a quel primo lavoro gli ha permesso di trovarne anche di altri, di iniziare a stringere amicizie e anche di conoscere la sua attuale fidanzata.

La fiducia che ha conquistato grazie a quel primo lavoro gli ha permesso di trovarne anche di altri, di iniziare a stringere amicizie e anche di conoscere la sua attuale fidanzata.

Jono Lancaster

"Ho conosciuto Laura quando lavoravo in palestra. Mi ero avvicinato a lei per misurarle il battito cardiaco e quando ho sentito che il cuore le batteva a mille ho pensato che forse le piacevo. Ora stiamo insieme da quattro anni e abbiamo appena comprato casa insieme".

Il più grande riscatto di Jono, però, è stato riuscire a fondare un'associazione che parla della sua condizione e gli permette di incontrare bambini e ragazzi con la sindrome di Treacher Collins in tutto il mondo.

Il più grande riscatto di Jono, però, è stato riuscire a fondare un'associazione che parla della sua condizione e gli permette di incontrare bambini e ragazzi con la sindrome di Treacher Collins in tutto il mondo.

Jono Lancaster

Qualche tempo fa, dopo tanto ponderare, Jono ha cercato di mettersi in contatto con la sua famiglia di origine ma purtroppo questa si è rifiutata di incontrarlo.
Ora Jono non solo lavora con ragazzi affetti da autismo ma, con la fondazione Love Me, Love My Face, si occupa anche di organizzare incontri nelle scuole e parlare con gli studenti dell'importanza di accettare il prossimo anche se appare diverso da noi.