Il prezzo del greggio a barile è sceso ma il prezzo della benzina in Italia è aumentato: in pochi sanno il motivo
Che gli automobilisti si mettano l'anima in pace: il prezzo della benzina non scenderà mai al di sotto di un euro al litro, e questo a prescindere dalle variazione del prezzo del petrolio a barile. Non c'entra il greggio, non c'entrano le compagnie petrolifere (se non in parte): di mezzo c'è l'assurdo meccanismo del fisco nazionale che impone ai consumatori di pagare una tassa sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo, oltre al prezzo di acquisto degli stessi. Si chiamano accise, le imposte che in Italia fanno volare il prezzo dei carburanti fino alle stelle. Queste tasse vengono ricondotte ad emergenze di varia natura che lo Stato ha dovuto affrontare in epoche passate, la Guerra d'Etiopia del 1935 ad esempio, ma c'è un altro fatto che ha dell'incredibile: l'Iva non si applica solo sul prodotto industriale ma anche sulle stesse accise!
via corriere.it
La vera colpa di un prezzo dei carburanti così elevato ce l'hanno le tasse: negli ultimi anni il costo del barile è calato del 19% ma le accise sono cresciute del 46%.
Ad oggi il fisco pesa sul carburante per più dei due terzi del costo totale: stando alle quotazioni del greggio la benzina non dovrebbe costare più di 44 centesimi, ma la realtà sappiamo benissimo qual è.
Il quadro assurdo si comprende meglio confrontando la situazione attuale con quella del 2008: le accise sono cresciute del 46%, ma pochi italiani ne hanno avuto la consapevolezza. La maggior parte hanno continuato ad rivolgere il dito nei confronti del prezzo per barile.
Non è tutto qui: ovviamente sul carburante grava anche la percentuale Iva che, attenzione, è calcolata anche sulle accise stesse! Il risultato è surreale: si pagano tasse sulle tasse. Considerando tutte le imposte, anche quelle sulle imposte, esse coprono quasi il 70% del prezzo complessivo del carburante alla pompa.
Per il fisco tutto ciò vuol dire un'entrata di 5,2 miliardi ogni 12 mesi: solo 3 miliardi sono riconducibili alle tasse sulle tasse.
Le tasse hanno una ragion d'essere se vengono richieste alle tasche del cittadino, il quale, ha l'obbligo di pagarle: il discorso non fila più se vengono richieste per fatti risalenti a più di 80 anni fa. È così nel caso dei carburanti: ogni volta che riempite il serbatoio della vostra auto continuate a pagare il finanziamento della Guerra d'Etiopia del 1935, la tragedia del Vajont, il terremoto dell'Irpinia e la Crisi di Suez del '56.
Questa è la lista completa delle accise che gravano sul carburante:
- € 0,000981: finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936
- € 0,00723: finanziamento della crisi di Suez del 1956
- € 0,00516: ricostruzione post disastro del Vajont del 1963
- € 0,00516: ricostruzione post alluvione di Firenze del 1966
- € 0,00516: ricostruzione post terremoto del Belice del 1968
- € 0,0511: ricostruzione post terremoto del Friuli del 1976
- € 0,0387: ricostruzione post terremoto dell’Irpinia del 1980
- € 0,106: finanziamento della guerra in Libano del 1983
- € 0,0114: finanziamento della missione in Bosnia del 1996
- € 0,02: rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004
- € 0,005: acquisto di autobus ecologici nel 2005
- € 0,0051: terremoto dell’Aquila del 2009
- € 0,0073: finanziamento della manutenzione e la conservazione dei beni culturali, di enti ed istituzioni culturali nel 2011
- € 0,04: arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011
- € 0,0089: alluvione in Liguria e Toscana nel novembre 2011
- € 0,082 (€ 0,113 sul diesel): decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011
- € 0,02: finanziamento post terremoti dell’Emilia del 2012
Per tutto questo gli italiani pagano il carburante più caro d'Europa, per tasse risalenti anche ad 80 anni fa e per un meccanismo subdolo di riscossione dell'Iva.