Fu uno degli omicidi a sfondo razziale più cruenti della storia: ora la testimone chiave svela la sua bugia
"Quella parte non è vera", quattro parole pronunciate cinquantadue anni dopo uno dei più noti omicidi a sfondo razziale della storia e che potrebbero finalmente riabilitare la figura di un ragazzino innocente.
Era il 24 agosto del 1955 quando un quattordicenne Emmett Till si recava in visita a dei parenti che abitavano sul delta del Mississippi e veniva accusato di molestie verbali e fisiche da una giovane donna, Carolyn Bryant.
Le conseguenze della sua testimonianza furono tragiche, ma ora una biografia rivela una verità che dà dolore e sollievo al tempo stesso.
via theguardian.com
Quel giorno di agosto Carolyn dichiarò che mentre si trovava all'interno di un alimentari, il ragazzo le aveva fischiato dietro e l'aveva afferrata poi per un braccio.
Il negozio in cui si verificò l'incidente come appariva nel 2009.
Tre giorni dopo, il corpo di Emmett Till fu ritrovato nel fiume Tallahatchie: aveva un foro di proiettile nella testa, un occhio fuori dall'orbita e ferite multiple; attorno al collo gli era stato messo del filo spinato e il suo corpo era stato fatto affondare legandolo a una sgranatrice di cotone.
Il corpo del ragazzo era talmente martoriato che la madre, Mamie Till-Mobley, insistette per lasciare la bara aperta durante il servizio funebre e mostrare a tutti cosa ne era stato del figlio.
Il caso sollevò l'indignazione dell'intera comunità afro-americana e andò ad alimentare le proteste organizzate dal movimento per i diritti civili. Anche Rosa Park parlò in seguito dell'episodio dicendo che fu anche con Emmett in mente che nel dicembre dello stesso anno si rifiutò di lasciare il posto che aveva occupato sull'autobus.
Qualche settimana dopo, durante l'interrogatorio a cui venne sottoposta, Carolyn confermò l'accaduto dicendo: "Ero spaventata a morte". Ai giudici bastò questo per scagionare i principali sospettati, il marito Roy Bryant e il fratellastro di lui, JW Milam, da ogni accusa.
Un testimone punta il dito verso Milam durante il processo per la morte del giovane Emmett.
Qualche giorno dopo, durante un'intervista rilasciata al giornale Look Magazine (per la quale vennero pagati 3 mila dollari), i due ammisero pubblicamente di essere i responsabili dell'omicidio e che lo avevano fatto perché doveva servire da ammonimento per tutta la comunità nera.
Simon&Schuster
Bryant e Milam non poterono essere soggetti al giudizio della legge grazie al divieto della doppia incriminazione per lo stesso reato.
La vita di Carolyn divenne un inferno e in poco tempo la donna decise di sparire. Oggi, a 62 anni dall'accaduto, l'autore di una intervista da lei rilasciata nel 2007, rivela l'inquietante frase.
La madre di Emmett Till, Mamie.
Interrogata sulla vicenda delle molestie dall'autore del libro Timothy Tyson, Carolyn disse: "Quella parte non era vera", ma quando le venne chiesto di spigarsi meglio la donna disse di non ricordare altro del suo breve incontro con Emmett quel giorno.
CBS
Nel 2004 il caso venne riaperto nella speranza di trovare complici del delitto ma tre anni dopo venne archiviato per insufficienza di prove.
Il libro di Tyson è stato pubblicato il 31 gennaio 2017 e ha riaperto una ferita nella famiglia Till che sembrava ormai chiusa. Alcuni membri hanno rilasciato dichiarazioni che accolgono con sollievo la rivelazione di Carolyn, ma al tempo stesso la portavoce della famiglia si dice scioccata dal fatto che il signor Tyson abbia tenuto nascosto questo fatto per ben dieci anni.