Dopo 340 giorni nello spazio l'astronauta non è più uguale al suo gemello: ecco cosa è cambiato

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di Claudia Melucci

02 Febbraio 2017

Dopo 340 giorni nello spazio l'astronauta non è più uguale al suo gemello: ecco cosa è cambiato

Nel 1905 Einstein fu il primo ad ipotizzare una qualche influenza della permanenza nello spazio sulla biologia umana: fu lui ad enunciare il cosiddetto "paradosso dei gemelli" che provocò accesi dibattiti tra gli studiosi. A distanza di più di un secolo abbiamo dati più concreti che rispondono alla domanda se viaggiare nello spazio comporta dei cambiamenti a livello biologico. 

In pratica il paradosso dei gemelli è stato "preso alla lettera", ed è stato realmente spedito nello spazio un uomo con un fratello omozigote, rimasto invece con i piedi sulla Terra: si tratta dei fratelli astronauti Mark e Scott Kelly, gemelli identici almeno fino a prima della partenza di Scott...

Dopo un anno trascorso nello spazio, Scott ha mostrato dei cambiamenti nel materiale genetico rispetto al fratello gemello.

Dopo un anno trascorso nello spazio, Scott ha mostrato dei cambiamenti nel materiale genetico rispetto al fratello gemello.

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I due astronauti hanno partecipato al progetto Twins Study, condotto dalla NASA, che aveva come obbiettivo  quello di studiare gli effetti della permanenza nello spazio sulla biologia umana. Essendo necessario uno standard di confronto per rilevare le differenze rispetto alla condizione precedente alla partenza, la soluzione è stata individuata in due gemelli omozigoti, il cui materiale genetico è ovviamente identico. 

Scott ha trascorso esattamente 340 giorni nella Stazione spaziale internazionale: subito dopo il suo rientro è iniziato il confronto.

Scott ha trascorso esattamente 340 giorni nella Stazione spaziale internazionale: subito dopo il suo rientro è iniziato il confronto.

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Già i primi risultati hanno rivelato importanti modifiche: si tratta di differenze di alcuni processi biologici come la metilazione del DNA, un meccanismo usato dall'organismo per combattere lo stress ambientale, e la lunghezza dei telomeri, strutture presenti nei cromosomi.

Secondo gli scienziati che si sono occupati del'analisi dei risultati, tutte queste modifiche sono da attribuire alla permanenza nello spazio di Scott. L'ipotesi è avvalorata dal fatto che dopo qualche settimana dal ritorno tutti i valori alterati sono rientrati nella normalità.

Tutto lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature ed è stato inoltre discusso in occasione della conferenza della conferenza  NASA Human Research Program, tenutasi il 26 Gennaio 2017. 

La ricerca Twins Study è molto importante per capire la reale fattibilità dei progetti futuri che prevedono una lunga permanenza dell'uomo sullo spazio, come i viaggi su Marte ad esempio.

La ricerca Twins Study è molto importante per capire la reale fattibilità dei progetti futuri che prevedono una lunga permanenza dell'uomo sullo spazio, come i viaggi su Marte ad esempio.

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Sebbene siano ormai decenni che l'uomo frequenti lo spazio, ancora non è chiaro cosa comporti l'assenza di gravità, l'alimentazione liofilizzata ed altre abitudini necessarie negli ambienti extraterrestri. 

Capiremo in questo modo se sarà possibile organizzare un futuro viaggio su Marte di minimo 18 mesi tra andata e ritorno, senza rischi per la salute degli astronauti.