Olimpiadi di Berlino 1936: i nazisti volevano escludere questo atleta ma le cose andarono ben diversamente
Le Olimpiadi estive di Berlino 1936 rappresentarono un evento mediatico particolare: non solo furono le prime ad essere trasmesse alla televisione, ma si svolsero in una Germania guidata dai nazisti da quattro anni e già fortemente impegnata a dimostrare la grandezza e la forza della razza ariana.
Per l'occasione Hitler aveva fatto realizzare le infrastrutture più imponenti e maestose mai viste prima, ma sebbene il medagliere finale proclamò vincitore proprio il paese ospitante, l'atleta che più spiccò fra gli altri fu un certo Jesse Owens...
La Germania era stata scelta per ospitare i giochi nel 1931, prima dell'avvento del regime nazista. Per questo in seguito l'appropriatezza di questa decisione venne messa in discussione e si prese in considerazione l'ipotesi di un boicottaggio.
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Alla fine però si decise per la regolare partecipazione e l'evento finì per ospitare quarantanove nazioni, il numero più alto fino ad allora.
Sebbene il giornale del partito avesse inizialmente dichiarato che ad ebrei e neri non sarebbe dovuto essere permesso di partecipare, la minaccia del boicottaggio mise a tacere quelle voci.
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Tuttavia la partecipazione di un grande atleta statunitense avrebbe in ogni caso oscurato l'ideologia ariana in quanto alla fine la vera icona delle Olimpiadi si rivelò Jesse Owens, un afro-americano che riuscì a vincere ben quattro ori: nei 100 metri il 3 agosto, nel salto in lungo il 4 agosto, nei 200 metri il 6 agosto e nella staffetta 4x100 il 9 agosto (il record venne eguagliato solo nel 1984 da Carl Lewis durante le Olimpiadi di Los Angeles).
L'emergere della figura di Owens fu motivo di costernazione per Hitler e la sua cerchia, in quanto andò a oscurare il messaggio che l'intera manifestazione cercava di trasmettere e che i successi degli atleti tedeschi avrebbero convalidato se l'atleta non avesse vinto tanto.
Owens aveva la corsa nel sangue e, grazie ai suoi promettenti risultati, al padre, che aveva sempre fatto il contadino, venne offerto un lavoro migliore che gli permise di mandare il figlio all'università e di allenarsi seriamente.
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Jesse, però, era uno di dieci figli e le condizioni economiche della famiglia rimanevano difficili. Per questo quando giunse a Berlino non aveva nessuno sponsor. Poco prima dell'inizio delle gare, però, l'atleta ricevette una visita di Adi Dassler, il fondatore del gruppo industriale tedesco Adidas, che lo persuase a gareggiare indossando una delle scarpe sportive dei fratelli Dassler.
Owens finì così per essere il primo atleta afro-americano a ottenere uno sponsor, per di più... tedesco.
Dassler prese questa decisione consapevole del fatto che il partito avrebbe potuto fargliela pagare ma fortunatamente non ci furono conseguenze negative, al contrario l'uomo d'affari riuscì nell'intento di rendere famoso il proprio marchio anche all'estero.
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Quanto a Owens, pare che apprezzò talmente tanto l'offerta di Dassler e la qualità della scarpa che dopo averla avuta fra le mani disse che sarebbe stato disposto a gareggiare solo con quella ai piedi, altrimenti lo avrebbe fatto scalzo.