L'America della segregazione razziale: ecco a cosa si sottopose questo giornalista per capirla davvero

di Giulia Bertoni

19 Febbraio 2017

L'America della segregazione razziale: ecco a cosa si sottopose questo giornalista per capirla davvero

Storicamente, con le varie ondate migratorie, più o meno tutti paesi del mondo hanno vissuto (o vivranno) l'arrivo di cittadini da paesi lontani, con tratti culturali specifici e caratteristiche fisiche diverse. È altrettanto vero che le persone di etnia caucasoide, o che originando da essa hanno la pelle del corpo bianca, hanno spesso considerato socialmente inferiori quelle che presentano colori più scuri. Ma se piano piano ci si sta abituando a quella che pare un'inevitabile commistione di culture e geni, sappiamo che ogni epoca ha reagito all'incontro di queste popolazioni in maniera diversa. C'è stato un giornalista, per esempio, che in un'America in cui la segregazione razziale era ancora legale, si chiese se un bianco potesse veramente comprendere cosa si provava a vivere da nero. Come scoprirlo? Ecco la storia di John Howard Griffin.

Nel 1959, ossia 5 anni prima della legge che pose fine alla segregazione razziale negli Stati Uniti (Civil Right Act, 1964), un giornalista di nome John Howard Griffin decise di tentare un esperimento...

Nel 1959, ossia 5 anni prima della legge che pose fine alla segregazione razziale negli Stati Uniti (Civil Right Act, 1964), un giornalista di nome John Howard Griffin decise di tentare un esperimento...

Don Rutledge

Griffin sapeva che presentandosi nelle zone degli Stati del Sud nelle sue vesti di giornalista bianco non lo avrebbe aiutato a capire davvero come vivevano gli afro-americani del suo paese. Per questo motivo l'uomo si rivolse a un dermatologo di New Orleans, con l'aiuto del quali assunse farmaci, utilizzò creme e si sottopose a numerose lampade solari per scurire il colore della pelle e farla apparire naturalmente nera. Griffin, inoltre, si tagliò i capelli cortissimi per evitare che si notasse che erano lisci; poi intraprese il suo viaggio nell'America del profondo sud segregato.

Griffin trascorse diverse settimane spostandosi fra New Orleans, il Mississippi, la Georgia e la Carolina del Sud.

Griffin trascorse diverse settimane spostandosi fra New Orleans, il Mississippi, la Georgia e la Carolina del Sud.

Don Rutledge

Griffin, che era accompagnato da un fotografo che documentava tutto (e che lo aiutava poiché aveva perso la vista nel 1946 in seguito a un incidente quando era arruolato nell'esercito americano), ogni giorno scriveva dei resoconti nella forma di un diario personale. La sua missione era mettere in discussione quanti sostenevano che sebbene il sud fosse segregato, bianchi e neri vivevano sostanzialmente come pari e in maniera pacifica.
Quello che vide Griffin, però, rivelava una situazione tutt'altro che serena, fatta di espliciti atti di razzismo ma anche di sottigliezze tanto difficili da denunciare quanto dolorose da vivere.

Da articoli a libro.

Da articoli a libro.

Don Rutledge

Tutti i resoconti scritti da Griffin vennero inizialmente pubblicati in esclusiva dal giornale Sepia e in seguito raccolti in un libro intitolato Black Like Me (Nero come me), che nel 1961 divenne un best-selller e viene ancora utilizzato nelle scuole come materiale di lettura per la comprensione della questione razziale americana. In esso Griffin spiega in maniera accurata i problemi che un afro-americano incontrava nel soddisfare bisogni come trovare una casa, procurarsi cibo, usufruire dei sanitari e di altri servizi igienici.

Le conseguenze della fama.

Le conseguenze della fama.

Don Rutledge

Negli successivi il libro di Griffin continuò ad avere successo ma, com'è facile immaginare, i sostenitori della segregazione, già molto preoccupati dalle crescenti dimensioni del movimento per i diritti civili, non apprezzarono affatto lo sforzo del giornalista di dimostrare che non c'era nulla di equo e pacifico nella situazione razziale del paese. 
Le critiche, ma soprattutto le minacce ricevute, lo spinsero a trasferire tutta la sua famiglia dal Texas al Messico per nove mesi.

Una vita al servizio della giustizia sociale.

Una vita al servizio della giustizia sociale.

Don Rutledge

Prima di compiere il suo viaggio, Griffin aveva già assaporato molto della vita: dopo le scuole superiori vinse una borsa di studio con la quale poté trasferirsi in Francia per studiare medicina e letteratura ma quando Hitler la invase, Griffin si unì alla resistenza francese in veste di medico e contribuì all'espatrio di numerosi ebrei austriaci verso l'Inghilterra.
Dopo la pubblicazione del libro continuò a occuparsi di relazioni etniche e giustizia sociale.