Questo fotografo usa la fantasia al posto di Photoshop: le sue foto surreali sono un capolavoro


Con l'avvento di software di elaborazione fotografica, che permettono di modificare un'immagine sotto molti aspetti, la fotografia viene considerata imprescindibile da questa fase di post produzione. In realtà non è così: il ritocco finale c'è sempre stato, è vero, ma sicuramente non gli veniva affidato un ruolo così cruciale nella riuscita dello scatto.
Quando il digitale non era così scontato, la fantasia e la creatività erano le armi principali che i fotografi usavano. Arno Rafael Minkkinen si colloca tra gli artisti che ben prima dell'apparizione di Photoshop hanno prodotto scatti eccezionali: i suoi ritratti, rigorosamente in bianco e in nero, riconciliano il corpo umano con la natura, ma continuate a leggere l'articolo per comprendere alla perfezione la genialità di quest'uomo...
I ritratti di Arno Rafael Minkkinen si possono definire surrealisti: negli scatti compaiono corpi umani e luoghi visitabili da tutti, ma è il modo in cui si combinano che crea una dimensione onirica.

Per riuscire a ritrarre quella tranquillità percepibile dalle foto, Arno ha scelto di lavorare da solo.

Da più di 50 anni fotografa in modo straordinario il corpo umano.

In alcune delle sue foto l'essere umano si prende gioco della Natura, facendo emergere la sua superiorità.

In altre invece è chiaramente la Natura a fare da padrona: si contrappone alla prepotenza dell'uomo creando barriere invalicabili.

Arno strizza l'occhio anche a scorci cittadini: in primo piano c'è sempre un senso di estraneità tra l'uomo e l'ambiente che lui stesso ha creato.

Nelle foto di Arno tutto sembra seguire una legge superiore, di natura matematica, che emerge negli andamenti geometrici del panorama e del corpo.

Altro elemento vitale negli scatti in bianco e nero, è il mistero: il panorama sullo sfondo non è mai ampio, del modello sono visibili solo dettagli del corpo intero.

Il resto è lasciato alla fantasia dello spettatore, la quale si accende inesorabilmente non appena gli occhi scrutano la fotografia.

Ricorrente negli scatti di Arno è l'acqua, che sembra partorire l'essere umano in una condizione di assenza di dolore.

Gli specchi d'acqua sono sempre immobili ma mai stagnanti: la missione di Arno rimane quella di eliminare i confini, e cancella anche quelli tra cielo e terra.

In molti dei suoi scatti il confine tra cielo e terra è assente, ogni elemento si riflette nell'altro e l'uomo non è escluso da questo gioco.

Il fatto di non mostrare mai il volto del modello è necessario per rendere universali le sue fotografie: non è difficile che una donna si riconosca nel corpo di un uomo e viceversa.
