Salvò 75 uomini senza sparare un colpo: l'impresa di questo soldato obiettore è rimasta nella storia
Per chi non lo sapesse, l'obiezione di coscienza è il rifiuto di una persona di ottemperare ad un dovere in quanto non conforme alle proprie convinzioni filosofiche, morali o religiose. L'ambito in cui si sente parlare più spesso di questa scelta è quello militare: non sempre chi entra a far parte del servizio accetta le armi che vengono fornite, tanto meno di usarle per uccidere.
Ci sono molti personaggi che sono entrati nella Storia per essere stati obiettori di coscienza (non necessariamente figure militari), ma ce n'è uno che ben pochi conoscono nonostante la sua impresa senza mezzi termini eroica: il suo nome è Desmond Doss...
Questo giovane si è arruolato nell'esercito americano volontariamente, rifiutandosi tuttavia di portare indosso qualsiasi tipo di arma.
Non ha mai messo in dubbio la sua fede nella religione cristiana, neanche quando ha deciso di prestare servizio per il suo Paese, durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell'esercito ha trovato posto tra i soccorritori militari.
La sua impresa ebbe luogo durante la Battaglia di Okinawa, uno degli scontri più feroci e violenti nell'ambito della campagna in Estremo Oriente.
Si distinse per aver salvato, senza sparare un colpo, 75 uomini.
Per il suo impegno è stato il primo obiettore di coscienza arruolato nell'esercito americano onorato con una Medaglia d'Onore, una delle più alte onorificenze.
Per lui, la più grande arma di cui un uomo poteva essere armato era la fede in Dio: non abbandonava mai una piccola Bibbia che custodiva nella divisa.
Ad Okinawa l'esercito americano cadde in un'imboscata tesa dai giapponesi: i soldati si ritrovarono puntati da armi di ogni tipo, dopo aver scalato la parete di una scogliera. Non avendo possibilità di tornare indietro, i militari furono colpiti con ferocia dalle truppe nipponiche.
La battaglia si rivelò sanguinosa, tanto da costringere gli schieramenti americani ad una frettolosa ritirata.
Doss riuscì a medicare numerosi soldati ed a salvarne ben 75. Probabilmente senza di lui l'esito della Battaglia sarebbe stato di gran lunga più drammatico.
Doveva ancora congedarsi dall'esercito quando, nel 1946, gli fu diagnosticata la tubercolosi.
Trascorse 5 anni in ospedale prima di essere ufficialmente congedato dall'esercito.