In questo museo nel cuore degli Stati Uniti è custodito il bonsai di 392 anni, sopravvissuto ad Hiroshima
L'arte di mantenere intenzionalmente nane le specie arboricole è tipicamente giapponese, ma è apprezzata in tutto il mondo. Vi sembrerà insolito, ma nel cuore della città di Washington c'è una collezione speciale di bonsai, alcuni perfino vecchi di secoli. Ogni giorno lo staff si prende cura di loro per accogliere i numerosi visitatori che con curiosità osservano da vicino la maestria di quest'arte. Il museo è nato nel 1976 con un dono da parte dell'amministrazione giapponese al Segretario di Stato di allora, Henry Kissinger, in occasione del secondo centenario della nascita degli Stati Uniti d'America.
Non è la prima volta che il Giappone fa un regalo "verde" agli Stati Uniti: nel 1912 furono donati 3000 alberi di ciliegio che ancora oggi profumano il viale del National Mall.
Il museo iniziò la sua attività con 53 esemplari, ma con le donazioni degli anni successivi i bonsai divennero molti di più.
Nel museo si possono osservare da vicino le diverse scuole dell'arte del bonsai.
Lo stile Chokkan è anche detto "stile eretto formale": prevede un unico albero all'interno del vaso, che cresce in maniera affusolata verso l'alto. I pini in particolare si predispongono a questa crescita.
Lo stile Kengai invece richiama una caduta a cascata dei rami: imita il crescere degli alberi sui dirupi che, per azione della forza di gravità, tendono a portare i tronchi principali verso il basso.
C'è anche la cosiddetta scuola Root-over-Rock, tradotto come "radici intorno alla pietra": l'effetto di questo stile è spettacolare in quanto consiste nel far crescere e lasciare aggrovigliare le radici intorno ad una roccia, posta al di sotto del tronco stesso.
Ne museo si possono osservare i bonsai appartenenti a molte altre scuole, apprendendo in questo modo la bellezza di quest'arte orientale.
Nel museo è presente anche il famoso Pino Bianco sopravvissuto all'esplosione della bomba atomica su Hiroshima, nel 1945.
L'albero è stato coltivato fin dal 1625 e quasi per miracolo non ha riportato gravi danni in seguito all'esplosione.