Navi da guerra a strisce: tecniche di camuffamento di inizio '900 per sfuggire agli attacchi in mare
Quando osserviamo una nave, che sia attraccata in porto o sulla linea dell'orizzonte in mare aperto, notiamo un'indistinta macchia color acciaio che avanza minacciosa, ma mai penseremmo che grossi colossi pesanti migliaia di tonnellate possano vantare strisce a zebra!
Ebbene, oggi vogliamo parlarvi del camuffamento dazzle, un metodo o un'arte che dir si voglia per "non dare nell'occhio" (anche se sembra una contraddizione). Ecco la storia delle navi da guerra che tentavano di camuffarsi con mascheramenti alquanto originali.
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Come fare per nascondere un gigante da 50.000 tonnellate? La prima testimonianza per iscritto del concetto di camuffamento navale è riportata nei diari del comandante Dudley Pound risalenti al 1914. Fu proprio lui a notare come, preoccupati per la mancanza di difese rispetto ad un eventuale attacco nemico, gli equipaggi della flotta Scapa Flow, nelle isole Orkney, munirono le loro navi di strane livree, con punti e linee a zig-zag, apparentemente finalizzati a confondere le ottiche degli avversari.
Ma a dare il via a questa sorta di arte bellica troviamo il nome di un pittore di Boston e naturalista, Abbott H. Thayer (1849-1921). Egli fu il primo a notare, osservando la natura, come gli animali di ogni tipo fossero spesso scuri nella loro parte superiore e chiari in quella inferiore. La spiegazione era semplice: questo espediente serviva per rendere i loro contorni indistinti nel celato chiaroscuro degli ambienti, confondendo potenziali predatori.
Ma l'idea esposta da Thayer fu poi formalizzata grazie ad uno studio matematico, definito appunto “Legge di Thayer”, principio che oggi viene ritenuto alla base del successivo sviluppo del camuffamento di queste navi, camuffamento definito anche razzle & dazzle.
Oggigiorno viene spesso citato anche il pittore specializzato in soggetti di marina Norman Wilkinson (1878 – 1971) in qualità di inventore di una vera e propria mimetica dazzle, inserita nella dottrina navale della maggior parte dei Paesi alleati al termine della I Guerra Mondiale.
La mimetica dazzle continuò ad essere usata anche durante la II Guerra Mondiale, benché con frequenza progressivamente minore. I nuovi e più sofisticati strumenti di misurazione, per non parlare del ruolo degli aerei e dell’invenzione dei radar, la resero decisamente meno efficace, ma comunque non venne abbandonata.