In Italia non ottenne il posto da bidella: oggi dirige un centro di ricerca in America

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di Claudia Melucci

13 Marzo 2017

In Italia non ottenne il posto da bidella: oggi dirige un centro di ricerca in America

La ricerca in Italia è un tasto dolente: non certo per quanto riguarda la preparazione dei professionisti che operano nel settore, quanto per il trattamento economico che ricevono i ricercatori. È un discorso che tocca sia l'ambito privato e quello pubblico, seppur con qualche sfumatura. Quello della ricerca è anche il settore più soggetto alla cosiddetta "fuga dei cervelli", l'abbandono da parte dei giovani della posizione occupata per un posto più promettente ovviamente all'estero

L'esperienza della professoressa Sabina Berretta ha molto in comune con altre che vi abbiamo già raccontato, ma mette in luce in maniera esemplare le profonde carenze proprie dell'attuale sistema universitario italiano. 

via repubblica.it

Sabina Berretta, di origini catanesi, è oggi direttrice di un importante centro di ricerca americano: in Italia si è ridotta a chiedere di essere assunta come bidella.

Sabina Berretta, di origini catanesi, è oggi direttrice di un importante centro di ricerca americano: in Italia si è ridotta a chiedere di essere assunta come bidella.

femaleworld.it

Il percorso di Sabina è iniziato in maniera molto simile a quello di tantissimi altri giovani, in difficoltà nell'individuare il corso di studi adatto: amava la filosofia ma ha scelto di iscriversi all'Istituto Superiore di Educazione Fisica (ISEF), essendo un tipo abbastanza atletico. La sua vocazione però l'ha trovata solo al termine della laurea, grazie al corso di fisiologia. Ha iniziato a frequentare lo studio del professore in cui si studiava il cervelletto: quell'organo la affascinava così tanto che sarebbe potuto diventare l'interesse della sua vita, e così è stato. 

Si è iscritta a medicina ed ha concluso gli studi con una laurea con lode in neurologia. Gli studi però si erano fatti costosi, e la famiglia non le poteva più garantire il loro proseguo. L'impiego come ricercatrice nell'Università certo non era la soluzione ai problemi economici: come lei stessa dice, era una volontaria. 

Quando ha saputo che nell'Università in cui faceva ricerca si liberava un posto da bidella, ha fatto domanda... inutilmente.

Quando ha saputo che nell'Università in cui faceva ricerca si liberava un posto da bidella, ha fatto domanda... inutilmente.

mcleanhospital.org

Scoraggiata, ha deciso di partire per un'esperienza all'estero, con una borsa di studi vinta al CNR. Quello che iniziò come un viaggio finì per essere una partenza senza ritorno. In poco tempo riuscì a farsi apprezzare dai colleghi dell'Harvard Brain Tissue Resource Center di Boston e quando la direttrice andò in pensione, indicò Sabina come sua sostituta

 La sua attività di ricerca oggi continua a gonfie vele: insieme al suo team esamina, dissezione e cataloga i cervelli donati all'ospedale. È proprio da lei che parte un importante appello: la ricerca ha pochi cervelli per portare avanti fondamentali studi medici che porterebbero ad individuare una soluzione a quelle malattie che oggi dichiariamo inguaribili. 

Questa donna, rimasta nell'ombra nel suo paese di provenienza, è finita con il parlare alla comunità scientifica internazionale, soltanto contando sulla sua preparazione e sulla sua passione. Quante altre storie ci sono come la sua e quante menti brillanti rimangono invece nella condizione di oscurità?