Celiachia: un virus alla base della malattia. Ora si prospetta un vaccino preventivo per chi è a rischio
Il nostro corpo è una macchina perfetta: pensate già solo al cuore che per una vita intera non smette mai, ma proprio mai, di battere. Incredibile è poi realizzare che l'orologio svizzero dell'organismo si generi completamente in 9 mesi, partendo solo da qualche cellula. È semplicemente magia quella che avviene dentro di noi ogni istante che passa. Tuttavia può capitare che qualcosa non vada come dovrebbe e che si creino dei danni irreversibili: è il caso delle malattie autoimmuni. Il corpo per un qualche motivo inizia a considerare estranei alcuni soggetti che fino ad allora non lo erano: si scatena una risposta immunitaria che porta alla fine all'esordio della patologia. La celiachia è di questo tipo. Oggi non esiste una cura, ma soltanto una correzione alimentare che esclude dalla dieta la proteina del grano, il glutine. Le cose però potrebbero cambiare del tutto, grazie ad uno studio che si può definire, senza mezzi termini, rivoluzionario.
A giocare un ruolo nella comparsa della celiachia non sarebbero solo fattori genetici: anche l'infezione di un virus.
USDA, ARS, EMU | commons.wikimedia.org
Da quanto emerge dallo studio condotto dall'Università Chicago e quella di Pittsburgh, all'origine della malattia ci sarebbe, oltre alla predisposizione genetica, anche l'intervento di un virus, responsabile della riduzione della tolleranza dell'organismo al glutine. La scoperta porta naturalmente al passo successivo, ovvero la possibilità di creare un vaccino preventivo da somministrare ai soggetti con alto rischio di sviluppare la malattia.
Gli scienziati dicono qualcosa in più sul virus in questione: si tratterebbe in particolare di un Reovirus, una famiglia di microorganismi che contamina gli esseri umani nella quasi totalità dei casi. Le infezioni provocate dai reovirus però, raramente provocano una malattia, o meglio lo fanno solo in soggetti predisposti allo sviluppo di determinate patologie.
Nel caso specifico della celiachia, questo virus induce una reazione infiammatoria intestinale e la perdita della tolleranza al glutine nella bocca. In altre parole, l'infezione manda in confusione l'organismo che inizia egli stesso una "lotta" contro il glutine, riconoscendolo come intruso.
La scoperta potrebbe segnare un grande passo in avanti: al momento non esistono vere e proprie cure per la celiachia, ma delle diete specifiche che eliminano i cibi contenenti la proteina del grano. È in questo modo che si evitano i fastidiosi disturbi associati alla celiachia. L'eventuale vaccino che seguirà ha uno scopo preventivo: non promette di guarire chi ha già sviluppato la malattia ma di evitarla a coloro che ne sono esposti, per la presenza di altri casi in famiglia ad esempio.
La prova del ruolo cruciale del Reovirus è stata confermata dall'indagine sugli anticorpi nel sangue di pazienti celiaci: è stato notata la presenza di anticorpi specifici proprio contro i reovirus, oltre alla molecola "IRF1" giudicata anche questa responsabile della perdita di tolleranza al glutine.
Lo studio portato avanti dalle due prestigiose università statunitensi è senza dubbio un punto di svolta nella ricerca medico-scientifica: i prodotti farinacei disponibili oggi ed innumerevoli altri fattori ambientali contribuiscono sempre di più a far contrarre la patologia. Nei Paesi occidentali la frequenza di celiachia è in costante aumento ed un vaccino potrebbe finalmente invertire la tendenza alla crescita.