Dopo 100 anni, svelato il mistero delle "Cascate di sangue": ecco che cosa sta succedendo in Antartide
È un mistero centenario quello delle "Cascate di Sangue" in Antartide: sono state scoperte ben 106 anni fa, quando il geologo australiano Griffith Taylor se le trovò davanti per la prima volta. All'inizio il ricercatore non riuscì a credere ai suoi occhi, quei flussi erano in tutto e per tutto dei rivoli di sangue provenienti dalle profondità di un grande ghiacciaio, che si riversavano nel lago ghiacciato di Bonney. A distanza di quasi un secolo è stato individuato il processo naturale alla base di questo spettacolare fenomeno.
via cambridge.org
Ovviamente non si tratta di sangue ma di flussi di acqua mista a ossido di ferro, in sostanza ruggine.
National Science Foundation/Peter Rejcek/commons.wikimedia.org
L'Università dell'Alaska Fairbanks e il Colorado College hanno confermato che al di sotto del ghiacciaio Tayor, in onore del geologo australiano, si trova un lago alimentato da un bacino idrico indipendente, attivo da milioni di anni, ricco in modo straordinario di ossido di ferro.
Per individuare la riserva di acqua situata al di sotto del consistente ghiacciaio sono state utilizzate tecniche ad ultrasuono che hanno evitato di apportare danni irreversibili alla massa ghiacciata.
La domanda sorge spontanea: come fanno le acque del lago a non congelarsi?
In effetti è parso inspiegabile anche ai ricercatori il fatto che l'acqua del lago sotterraneo non sia ghiacciata: il motivo è un equilibrio più unico che raro. In pratica l'energia rilasciata dal passaggio dallo stato liquido allo stato solido dell'acqua del lago, è sufficiente a sciogliere lo stesso ghiaccio circostante. Si ha davanti un sistema idraulico perpetuo che va avanti da milioni di anni.
Ovviamente a rendere possibile lo spettacolare fenomeno delle cascate di sangue sono una serie di fattori che per pura casualità si sono ritrovati a coesistere. Ora che il lago al di sotto del ghiacciaio è stato localizzato, gli scienziati possono iniziare una serie di studi sulla sua popolazione batterica: infatti le condizioni al suo interno rendono possibile la vita a numerosi batteri mai studiati finora, che sopravvivono senza ossigeno e senza luce del sole. Ricerche approfondite possono ad esempio suggerire una strategia di sopravvivenza in ambienti extraterrestri.