L'Australia chiude le porte agli immigrati per ridare la priorità ai lavoratori australiani

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di Claudia Melucci

15 Maggio 2017

L'Australia chiude le porte agli immigrati per ridare la priorità ai lavoratori australiani

Alcuni paesi sono stati fondati da immigrati e a distanza di secoli continuano ad essere la meta ambita da molti stranieri, in cerca di un luogo sicuro in cui trovare lavoro e stabilirsi con la famiglia. L'Australia è uno dei luoghi maggiormente raggiunti dagli immigrati, quasi per la maggior parte qualificati, ovvero medici, ingegneri, professori, ricercatori... Tuttavia l'ondata di protezionismo che sta coinvolgendo sempre più paesi (vedi l'America di Trump e la Brexit della Gran Bretagna) ha contagiato anche quest'isola felice: d'ora in poi non sarà più permesso a chiunque di stabilirsi in Australia e chi lo farà ci riuscirà solo dopo aver superato uno spinoso esame...

Immagine di copertina: Lachlan Fearnley/commons.wikimedia

pixabay.com

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Il primo ministro australiano Malcom Turnbull ha annunciato l'abolizione del contratto 475, quello che facilitava l'acquisizione della residenza permanente agli immigrati che trovavano lavoro nel territorio nazionale. D'ora in poi saranno concessi solo permessi di durata minore e a scadenza, e solo in speciali casi sarà confermata la residenza. Nel provvedimento legislativo non vengono alterati i procedimenti delle vacanze lavoro stagionali, scelte soprattutto dai più giovani.

Il motivo di questo atteggiamento protezionista è uno solo: come afferma il premier, è ora di restituire la priorità ai lavoratori australiani che negli anni hanno visto il loro paese letteralmente occupato da stranieri. Forse fino a qualche anno fa di lavoro ce n'era ed anche in abbondanza, e l'Australia non ha disdegnato l'accoglienza di brillanti menti e potenti braccia provenienti da altri paesi. La situazione però deve essere arrivata allo stremo e il governo ha deciso di fare un passo indietro per quanto riguarda l'ospitalità. 

Anche la lingua è stata una delle ragioni che hanno spinto il primo ministro a legiferare sul tema: è necessario introdurre sul territorio esclusivamente persone che sappiano sufficientemente l'inglese, e non che lo abbozzino soltanto con la speranza di migliorarlo. 

Dunque l'Australia non sembra più essere quell'isola che non c'è a cui molti giovani oggi aspirano e che è stata raggiunta in massa nel passato: staremo a vedere i risvolti di questo provvedimento, se contribuirà a conservare lo status di nazione ideale o se rivelerà che la forza motrice del paese risiedeva proprio negli immigrati.

Attenzione a dare un giudizio troppo affrettato al "voltafaccia" australiano: l'idea di rimettere al primo posto i cittadini e i lavoratori autoctoni è stata frequentemente gridata a gran voce a seguito dei consistenti flussi migratori, e gli stessi che la sostengano oggi non accusino Turnbull di essere egoista ed opportunista. È un aut aut, politica protezionista o globalismo.