Quando i distillatori clandestini indossavano le "Scarpe di mucca" per sfuggire alla cattura
Nel 1919, attraverso l'emanazione di due testi legislativi, gli Stati Uniti proibirono la produzione, vendita, importazione e trasporto di sostanze alcoliche. La legge rimase in vigore fino al 1933 ma, come forse saprete, non si trattò di una misura che ebbe successo: come spesso avviene, il divieto portò semplicemente ad altri metodi di produzione (la distillazione clandestina) e chi "lavorava" in questo campo escogitava gli stratagemmi più disparati per sfuggire alla cattura, fra cui quello delle cosiddette "scarpe di mucca".
Immagine di copertina: National Archives Identifier
Le distillerie clandestine americane si trovavano quasi sempre nascoste dalla fitta vegetazione di una foresta.
Negli anni del proibizionismo la caccia ai produttori illegali di alcol era una sorta di caccia alle streghe.
E siccome le indagini si svolgevano con metodi che possiamo trovare descritti in un libro di Arthur Conan Doyle, per sfuggire alla cattura i criminali ricorrevano a uno stratagemma degno di Sherlock Holmes.
Ricorrevano a quelle che venivano chiamate "Cow Shoes" (scarpe di mucca); grazie a esse i poliziotti non trovavano traccia di impronte umane nella foresta e non riuscivano a scovare le distillerie clandestine.
Dominio pubblico/Library of Congress
Fino al 1922 questo semplice ma efficace trucco rimase un segreto noto solo ai produttori di alcol clandestini, ma poi lo stratagemma venne scoperto e la polizia lo rese noto in tutto il paese.
In ogni caso la legge si rivelò un fallimento totale: in quegli anni non solo non s'impedì la produzione di alcol, ma aumentarono anche il tasso di crimini (24%), omicidi (13%) e assuefazione a droghe (45%).