Siete schizzinosi? Per gli esperti è un vero disturbo alimentare, diagnosticabile e curabile
Senza andare a disturbare l'anoressia e la bulimia, i principali disturbi del comportamento alimentare, ci sono alcune forme lievi di questi disagi che non sono facilmente diagnosticabili. Per fortuna non sempre costituiscono un problema ma di certo non vanno ignorati perché in certi casi potrebbero essere il sintomo di qualcosa di più fastidioso. In generale ci sono molte persone schizzinose e spesso il loro modo di esserlo cambia di volta in volta: c'è chi non mangia le verdure, chi mangia solo le patatine di un certo ristorante o ancora chi riesce a mangiare il formaggio solo se di una specifica marca e solo se tagliato in un certo modo. Ma non pensate che sia un fenomeno tipicamente infantile perché queste particolari "preferenze" vengono riscontrate negli adulti.
Quest'area di ricerca è relativamente giovane e non è ancora possibile dire con certezza quando questi disagi vedono la luce. Comunque in molti adulti essere schizzinosi può essere un disturbo benigno: mangiano solo alimenti di un certo tipo, ma questa pratica non gli comporta alcun disagio fisico o psicologico.
Il problema nasce quando le abitudini alimentari di un soggetto mettono a repentaglio la sua serenità e incidono in modo significativo sul suo stile di vita. Tra i comportamenti più comuni, sia tra gli adulti che tra i bambini, c'è l'impossibilità di assaggiare un cibo nuovo (neofobia) o l'incapacità di mangiare in un piatto dove cibi differenti si toccano. Queste abitudini possono trasformarsi in un vero e proprio disordine alimentare che prende il nome di l'ARFID (avoidant/restrictive food intake disorder - disturbo evitante/restrittivo nell'assunzione di cibo). Questo disturbo è spesso accompagnato da perdita di peso e carenze nutrizionali, nei casi più gravi potrebbe addirittura sfociare nell'anoressia o nella bulimia.
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Nonostante la difficoltà nella diagnosi, i ricercatori hanno notato l'insorgenza di questo disagio in alcuni adulti che avevano avuto problemi con il cibo già nella loro infanzia. Queste difficoltà si articolano soprattutto nell'assenza di comunicazione: è difficile accettare di avere un problema e ancora più complesso è comunicarlo.
Jordan Ellis, dottorando in psicologia clinica dell'Università dell'Est Carolina, ha collaborato all'elaborazione di uno studio che presenta un metodo per misurare questi comportamenti, e ha dichiarato: "In passato nell'indagine di questi disturbi ci si limitava a chiedere al paziente se egli si ritenesse o meno schizzinoso; invece le nostre nuove misure indagano molteplici aspetti dei loro comportamenti" prestando maggior attenzione a tutto ciò che riguarda il mondo del cibo di una data persona, dalle sue preferenze alla varietà di cibi che mangia.
In alcuni casi disturbi del genere portano a sviluppare ansie, ossessioni o depressione. Tuttavia, dice Ellis, anche se in questo campo c'è ancora grande carenza di studi non si è completamente sprovvisti, infatti si riscontra che la terapia cognitivo comportamentale abbia buone possibilità di successo per migliorare queste spiacevoli situazioni.