Bambino irrequieto? Ecco perché praticare arti marziali può essergli di grande aiuto
Musica, nuoto, arte, lingue straniere... Ogni attività extrascolastica che decidiamo di far provare a nostro figlio può contribuire a insegnargli qualcosa di particolare. Per questo chi può cerca di stimolare i propri figli a provarne più di una e, col tempo, individuare quella che sente come la più affine.
Oggi, però, vogliamo parlarvi in particolare dei benefici che praticare le arti marziali può apportare nella vita di un bambino, specialmente di chi è più irrequieto o soffre di disturbi dell'attenzione, grazie alla loro impostazione unica, che si presenta come un'attività ad ampio spettro non solo sportivo ma anche educativo.
I numerosi buoni motivi per far praticare un'arte marziale al vostro bambino
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Judo, Karate, Hwal Moo Do, Taekwondo (e molti altri): la gamma delle arti marziali è veramente ampia, ma ciò che accomuna ognuna di queste tradizioni è l'idea di disciplina, del rapporto fra allievo e maestro e il supporto reciproco fra praticanti. Queste cose, messe assieme, fanno sì che i bambini che le praticano sin dalla più tenera età (spesso è possibile iniziare già a 4 anni), ne traggano benefici unici, fra cui:
- stimolo dell'attenzione: la necessità di ripetere più e più volte un movimento tecnico o un esercizio, fra l'altro in maniera prettamente graduale, aiuta il bambino ad alzare il proprio livello di attenzione e ad allenare la concentrazione; soprattutto per coloro che hanno disturbi di questo tipo, dunque, è un'attività ottimale.
- accrescimento dell'autostima e controllo dei propri impulsi: come spiega un'esperta insegnante di arti marziali, gli sport tradizionali, per un motivo o per l'altro, portano con sé un alto livello di competitività tale e la "voglia" di vincere a tutti i costi che non di rado sono causa di problemi di autostima ed episodi di violenza incontrollati; con le arti marziali ci si pone nella condizione di dare il proprio meglio esponendosi a situazioni che mettono in difficoltà, sempre consci del fatto che ciò che s'impara deve rimanere all'interno del dojo (e simili); una delle prime cose che viene spiegata, infatti, è che chi applica tecniche di arti marziali al di fuori dell'allenamento col maestro su familiari, amici o animali viene espulso dal gruppo. Si può ricorrere ad esse solo in situazioni di pericolo serio e giustificato.
- comprensione del concetto di responsabilità: per presentarsi al cospetto del proprio maestro e accedere alla sala in cui ci si allena è richiesto che la divisa sia sempre pulita e la persona sempre in ordine; certo, dubitiamo che tutti i praticanti lavino da sé gli indumenti che usano per allenarsi, ma già la rigidità dell'imposizione contribuisce a instillare in loro l'idea che bisogna prendersi cura in prima persona di ciò che serve a svolgere l'allenamento poiché nelle arti marziali già quello significa allenarsi!
- rispetto: nelle arti marziali, più che in ogni altro tipo di attività extrascolastica, s'insegna il rispetto delle gerarchie, a capire che chi è più grande ed esperto di noi dev'essere ascoltato e preso come modello di riferimento. Siamo sicuri che i genitori che magari hanno qualche difficoltà in questo ambito, noterebbero subito la differenza fra prima e dopo, e potrebbero persino imparare qualcosa loro stessi.
Sapete quante volte sono i più piccoli a decidere di iniziare a praticare un'arte marziale e poi succede che mamme e papà li seguano? Spessissimo!
Ai benefici menzionati vanno naturalmente aggiunti quelli prettamente fisici e locomotori (forza, equilibrio, coordinazione, cardio), che, se svolti bene e sotto la supervisione di un bravo maestro, faranno stare il bambino in forma a lungo.