Ecco 3 semplici trucchi supportati dalla scienza per gestire l'ansia
Hai l'ansia e hai provato molte strategie ma non riesci ad avere la meglio perché continua a tornare? Anche quando sembra sia tutto finito spunta all'improvviso quasi fosse una vendetta? Fortunatamente la scienza può aiutarti a tenere a bada questo male impalpabile. L'ansia si può presentare sotto varie forme: paura, irrequietezza, incapacità di concentrarsi sul lavoro o a scuola, difficoltà a dormire la notte, stanchezza al risveglio o ancora irritabilità incontenibile.
Il disturbo di ansia generalizzato è molto comune e può causare depressione.
In situazioni sociali l'ansia può essere complicata da gestire, è molto difficile parlarne agli altri: ci sentiamo giudicati, iniziamo a sudare o abbiamo un enorme nodo allo stomaco. In alcuni casi un attacco d'ansia può sembrare un attacco di panico, quando è particolarmente acuto può indurci addirittura a credere di avere un attacco di cuore. Ma l'ansia non si manifesta solo con attacchi improvvisi, potrebbe essere sempre con noi, tutto il tempo, in quello che è comunemente chiamato disturbo d'ansia generalizzato, quando delle preoccupazioni costanti ci consumano lentamente e non riusciamo ad abbandonarle.
Molte più persone di quanto si possa immaginare sperimentano questo problema che diventa tale quando l'ansia inizia ad interferire con la propria vita, con il sonno, con le relazioni, a scuola o a lavoro. La ricerca ci mostra come questo disturbo se trascurato può portare alla depressione e in alcuni casi al suicidio.
La scienza può aiutare a gestire questo problema.
Come la scienza può aiutare?
Il modo in cui affrontiamo e gestiamo le cose della vita ha un impatto diretto sulla quantità di ansia di cui facciamo esperienza. Perciò "aggiustare" il modo in cui si affrontano le cose può contribuire ad abbassare il livello di ansia provata.
Di seguito vi parliamo delle tre principali abilità nella gestione d'ansia emerse dagli studi dell'Università di Cambridge che saranno presentate al trentesimo congresso di neuropsicofarmacologia di Parigi.
1) "Do it badly", fallo male. Potrebbe sembrare strano ma è proprio il primo importante e accurato consiglio. Questo "motto" serve per velocizzare il processo decisionale e catapultarvi nell'azione. Altrimenti potreste spendere ore a decidere cosa fare e come farlo, in un vortice di ragionamenti che alla lunga può diventare molto stressante. Le persone spesso vogliono fare qualcosa perfettamente o al momento giusto e questo porta a procrastinare e a rimandare. Ciò causa stress e ansia. "Do it badly" vi porterà ad agire senza preoccuparvi, diminuendo il tempo del processo decisionale e dimostrandovi che riuscirete a portare a termine gli obbiettivi molto prima di quanto pensate.
Cambiando il modo in cui si affrontano le cose la situazione potrebbe migliorare. È un processo lungo e impegnativo.
2) Perdonatevi e aspettate a preoccuparvi. Siete particolarmente duri con voi stessi e criticate ogni errore che commettete trattandolo come madornale? Probabilmente se aveste un amico pronto a criticarvi ogni minimo errore commesso lo allontanereste, eppure voi lo fate costantemente. Quindi cercate di capire quando vi state criticando in maniera esagerata e semplicemente fermatevi, smettetela di farlo. Ogni volta che vi rendete conto di questo fatto prendetene atto e smettetela.
Similmente con la preoccupazione, se qualcosa vi sembra stia andando male o inizia a darvi preoccupazioni, aspettate dieci minuti prima di cedervi. Aspettate dieci minuti perché forse la vostra percezione è alterata, magari la situazione non è come credete.
3) Trova uno scopo aiutando gli altri. In alcuni casi per combattere un disturbo del genere potrebbe aiutare impegnare il proprio tempo (e la propria mente) aiutando gli altri. Soprattutto nei casi in cui ci si è perso completamente di vista qualunque obbiettivo, delle attività di volontariato o prendersi cura di parenti molto anziani, di bambini altrui possono aiutare a combattere il senso di vuoto che altrimenti crescerebbe dentro espandendosi.
E in ogni caso, ricordate, potete comunque rivolgervi a uno psicoterapeuta. Non c'è nulla di male!