Una scimmia paralizzata riprende a camminare grazie a un impianto al cervello
Questa nuova tecnologia potrà porre rimedio a un problema fin'ora irrisolvibile: il recupero della mobilità degli arti per chi avesse parte del sistema nervoso danneggiato. Per ora è stato sperimentato solo su una scimmia ma l'esperimento ha fornito ottimi risultati. Lo strumento funziona grazie ad alcuni elettrodi impiantati nel cervello e nella colonna vertebrale che una volta attivati ripristinano le funzioni.
Immagine di copertina: youtube.com
Gli scienziati hanno riportato che l'impianto ripristina le funzioni istantaneamente. La spina dorsale della scimmia era parzialmente tagliata e in questo modo le gambe non avevano modo di comunicare con il cervello. Per ripristinare la comunicazione cerebrospinale sono stati posizionati degli elettrodi in alcuni punti cruciali del corpo della scimmia. L'impianto invece è stato inserito all'interno del cervello, nella parte che controlla i movimenti. Un trasmettitore wireless è stato piazzato nel cranio del primate insieme ad altri elettrodi che invece sono stati messi lungo la colonna vertebrale, al di sotto della lesione.
Un programma decodifica gli impulsi che arrivano dal cervello della scimmia rinviandoli agli elettrodi lungo la spina. In pochi secondi l'animale ha iniziato a muovere le gambe; in qualche giorno era in grado di camminare sul tapis roulant.
Questo studio è di un'importanza enorme: finalmente un primate ha potuto beneficiare di questo meccanismo di supporto, conducendo con successo l'esperimento. I risultati sono incredibilmente positivi ma dovremo aspettare una decina d'anni prima di poter affinare alla perfezione l'impianto per gli esseri umani. Il nostro corpo è molto simile a quello delle scimmie e gli scienziati sono estremamente fiduciosi che la traslazione possa avvenire. Per questo motivo il gruppo svizzero che si occupa della ricerca ha iniziato una fase di sperimentazione preliminare con otto persone parzialmente paralizzate. Se tutto dovesse andar bene sarebbe un enorme passo avanti per la scienza.
Per ulteriori informazioni sullo studio: Nature.