Ecco perché non dovremmo usare il telefono per tranquillizzare i bambini
Chi di voi non l'ha mai fatto? Si tratta di uno spettacolo ormai comune a cui assistiamo nei ristoranti, nelle sale d'attesa e anche al supermercato: i genitori lasciano giocare i loro bambini con gli smartphone per starsene un po' tranquilli ed evitare capricci di qualunque tipo. Tuttavia alcuni recenti studi ci mettono in guardia dall'utilizzare i nostri telefoni come babysitter digitali poiché impediscono di imparare a fare una cosa: gestire la frustrazione.
Quando uno dei nostri figli sta piangendo in un luogo pubblico e questo attira su di noi gli sguardi malevoli dei presenti, la cosa che vorremmo più al mondo è che smettesse. Questo è uno dei motivi per cui ricorriamo a un rimedio quasi infallibile, che magicamente fa cessare ogni crisi nel bambino: lo smartphone. "Tranquillizziamo" coloro che ci sono intorno e diamo un po' di tregua anche a noi stessi: ma stiamo facendo il bene del nostro bambino? Secondo gli esperti no.
Un team di ricercatori del CS Mott Children's Hospital dell'Università del Michigan ha condotto un'indagine su centocinquanta famiglie rilevando che è sempre più comune ricorrere ai tablet o agli smartphone per calmare e rassicurare i bambini. Più sono difficili i comportamenti del bambino, inoltre, e più vengono utilizzati tali dispositivi.
Se lasciamo che usino il telefono per calmarli non stiamo risolvendo alcun problema, lo stiamo solo rinviando: i bambini non stanno imparando a comportarsi correttamente in quella data circostanza. In questo modo non apprendono come tollerare la rabbia e la frustrazione, non capiscono che le cose non vanno sempre come vogliono. E questo insegnamento sta alla base della vita sociale di un individuo.
Nel momento in cui gli toglieremo il telefono il problema si ripresenterà, saremo costretti a riutilizzare di nuovo lo stesso escamotage e diventeremo schiavi di questa situazione. Non stiamo insegnando nulla ai nostri figli, anzi li stiamo danneggiando. Ci sono altri modi per distrarre un bambino, la differenza è che questi richiedono anche il nostro impegno.