L'Italia al primo posto in Europa per la quantità di rifiuti riciclati, ma NON è questo il dato più interessante
Da qualche giorno circolano in rete dei dati che portano l'Italia al gradino più alto del podio: stiamo parlando del report redatto dall'Eurostat, l'Ufficio Statistiche dell'Unione Europea, sulla gestione dei rifiuti da parte dei 28 paesi dell'Unione. Il documento analizza l'evoluzione dei dati dal 2004 al 2014, fornendo dati dettagliati su quest'ultimo anno. Si tratta dei dati più recenti disponibili nell'ambito della produzione e dello smaltimento dei rifiuti. Dal report, in accordo con quanto marcato da molti titoli giornalistici, emerge che l'Italia ricicla ben il 76,9% dei rifiuti trattati e si attesta per questo in prima posizione rispetto alle altre nazioni europee. Ma c'è anche dell'altro da osservare.
Immagine di copertina: Kemberly Groue/.aetc.af.mi
Il documento Eurostat fornisce una chiara visione del modo in cui i diversi paesi europei gestiscono i propri rifiuti.
Dalle tabelle e dalle figure inserite nel report emerge un primo dato interessante, anche se paradossale: a produrre più rifiuti sono proprio i paesi più piccoli. Ovviamente la classifica è stata eseguita in modo standardizzato rispetto al numero degli abitanti. Al primo posto (Figura 1) si posiziona la Bulgaria ed a seguire la Finlandia, la Svezia e l'Estonia. Analizzando la natura dei rifiuti prodotti risulta che si tratta per lo più di rifiuti minerari (Bulgaria, Svezia, Romania e Finlandia), di costruzione e di demolizione (Lussemburgo).
Questa è invece la tabella che esamina nel dettaglio la gestione dei rifiuti dei singoli Paesi .
I dati riportati in questa tabella si basano sui rifiuti trattati dai singoli paesi, ovvero sono inclusi anche quelli eventualmente importati o esportati. La tabella non è quindi indicativa della quantità di rifiuti prodotti direttamente.
È da questa tabella che emergono i dati più interessanti e, in alcuni casi, non così incoraggianti. Della totalità dei rifiuti generati nei 28 paesi europei il 47,4% è stato messo in discarica che, in base a quanto stabilito dall'Unione Europea, sarebbe l'ultima opzione da scegliere per lo smaltimento dei rifiuti.
L'altra parte più grande è stata però destinata al riciclo, ed è in questa categoria che l'Italia si è distinta: è il paese europeo con la percentuale di rifiuti riciclati più alta in assoluto, ben il 76,9%. Allo stesso tempo però è possibile accorgersi che dopo il riciclo il Bel Paese destina i suoi rifiuti per lo più in discarica (come avviene per tutti gli altri paesi), e all'incenerimento. È qui che si differenzia dai colleghi europei, i quali hanno percentuali di incenerimento ben più basse e percentuali di conversione rifiuti-energia più alte: i Pesi Bassi ad esempio, che hanno trattato nel 2014 una quantità di rifiuti molto simile a quella italiana (130,6 milioni di tonnellate) trasforma in energia ben il 7,9% dei rifiuti, contro l'1,2% italiano.
Dalla tabella emerge che ci sono anche paesi che preferiscono la discarica come metodo di smaltimento principale (Bulgaria, Romania, Grecia, Svezia e Finlandia). In generale però l'uso dei metodi alternativi alla discarica (incenerimento, conversione in energia, riciclo o riempimento di aree precedentemente destinate all'estrazione mineraria) è cresciuto del 23% dal 2004 al 2014.
Infine, un'analisi sulla produzione e sui metodi di smaltimento dei rifiuti tossici o pericolosi.
"I rifiuti tossici pongono ad elevato rischio la salute umana e quella dell'ambiente, se non gestiti adeguatamente": si legge questo sul documento europeo, il quale analizza anche quali sono stati i paesi che hanno prodotto più rifiuti tossici e il modo in sono stati smaltiti. Dei rifiuti generati in totale costituiscono il 3,8%. In tutti i paesi europei la percentuale di rifiuti pericolosi si attesta al di sotto del 9% del totale, tranne in Estonia in cui raggiunge il 47,7% del totale, a causa dei processi estrattivi del petrolio di scisto.
La Germania è il paese che nel 2014 ha smaltito (non prodotto!) la quantità maggiore di rifiuti tossici.
Il report afferma che il 49% di questi rifiuti è stato sotterrato in discarica oppure rilasciato in acqua. Solo il 6% dei rifiuti tossici è stato destinato all'incenerimento o ai processi di trasformazione in energia. Il resto è stato riciclato o destinato alle aree minerarie dismesse.
Questo è il quadro europeo che emerge sulla situazione rifiuti e quindi sulla salute ambientale del nostro continente. Non è riferito agli ultimi anni, ma è al momento quello più recente. L'Unione Europea ha un occhio sempre vigile sulla questione ambientale dello smaltimento rifiuti e ribadisce la gerarchia dei metodi da preferire, mettendo al primo posto la prevenzione: seguono poi il ri-uso, il riciclo e le altre forme di smaltimento, con la discarica indicata come "ultima spiaggia". Il programma di azione da attuare fino al 2020 consiste in:
- ridurre la quantità di rifiuti prodotti
- massimizzare il ri-uso e il riciclo.
- limitare l'incenerimento esclusivamente ai materiali non riciclabili.
- limitare le discariche ai materiali non riciclabili.
- assicurare che tutti i paesi dell'Unione di adeguino alle direttive europee.