In Svezia hanno inventato un filtro solare che 'mangia' i frammenti di plastica che inquinano gli oceani
Probabilmente ogni estate che torneremo al mare, lo troveremo sempre più sporco, inquinato e avvelenato: certo, non bisogna pensare che basterà evitare le località balneari per mettere al sicuro almeno la propria salute, perché tutto ciò che di tossico va a finire nelle acque degli oceani torna, in un modo o nell'altro, nel nostro organismo, basta pensare al pesce che mangiamo. In ogni caso, sebbene i dati siano critici (63 mila frammenti plastici per ogni chilometro quadrato), ancora si fa troppo poco per invertire il senso di marcia: i ricercatori svedesi hanno tentato di dare il loro contributo mettendo a punto un filtro solare che 'mangia' le particelle di plastica.
via KTH Royal Institute of Technology
La plastica viene apprezzata per la sua resistenza e versatilità, ma per l'ambiente non è affatto un buon materiale.
Oregon State University/Wikimedia
Le ultime analisi delle acque degli oceani e di molti mari hanno rivelato una presenza massiccia di materiale plastico, per una gran parte costituto da microparticelle, le stesse che negli ultimi hanno sono state utilizzate in molti prodotti chimici (dentifrici, creme con effetto scrub, pastiglie per la lavastoviglie). Queste particelle, e a maggior ragione i pezzi di plastica più grandi, impiegano anni a decomporsi.
Normalmente la plastica si degrada in seguito ad una lunga esposizione alla luce, ma ci vuole un tempo inconciliabile con la situazione in cui ci troviamo ora.
I ricercatori del KTH Royal Institute of Technology, in Svezia, sono partiti da questa osservazione per iniziare a costruire il progetto che porta la loro firma: ciò che hanno prodotto, infatti, è una membrana che accelera la degradazione solare, meglio definita ossidazione fotocatalitica.
La membrana è costituita da nanofili avvolti da un materiale semiconduttore, capace di assorbire l'energia solare per 'mangiare' le particelle di ossigeno e ridurre il tutto ad anidride carbonica ed acqua. I ricercatori affermano che con l'ausilio della membrana catalizzatrice il processo sia molto più veloce, ma non hanno specificato quanto.
Se vi sembra l'ennesimo studio poco efficace, a giudicare lo stato di salute dei nostri oceani, dovete sapere che quello svedese è solo uno dei numerosi progetti previsti nell'ambito del programmaCleaning Litter by Developing and Applying Innovative Methods in European Seas (CLAIM), lanciato in Europa e in corso fio al 2021. Ci sono decine e decine di altre invenzioni pronte ad iniziare il lavoro di pulizia delle acque: tutte insieme potrebbero davvero fare la differenza!
La membrana costituita dai nanofili ricoperti di materiale semiconduttore che velocizza il processo di degradazione.
Photo: courtesy of Joydeep Dutta/ KTH