Perché la risata e il pianto provocano espressioni facciali così simili?
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Pensateci un attimo su: quando ridiamo e quando piangiamo i muscoli del nostro viso si contraggono in modi molto simili. Non solo, a volte la risata è così forte da portarci a versare più di qualche lacrima!
Forse non ci avevate mai fatto caso ma alcuni studiosi si interrogano da tempo su questo fenomeno (uno dei primi a farlo e a parlarne fu Darwin nel 1872), e noi vogliamo proporvi l'interessante spiegazione del caso, fornita da un neuroscienziato di Princeton, Michael Graziano.
via aeon.co
Perché esponiamo i denti quando ridiamo?
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Durante uno degli esperimenti che teneva nel suo laboratorio di Princeton, Graziano giunse a notare un'incredibile somiglianza fra i comportamenti sociali umani e i loro movimenti difensivi. Quale poteva essere l'origine di questo fenomeno? Ebbe così inizio un approfondito studio dei comportamenti animali, ricollegabili a quelli dell'uomo primitivo, e delle dinamiche che essi instaurano nelle situazioni di pericolo.
Secondo gli etologi il sorriso è un atto antico dal punto di vista evolutivo e le sue possibili varianti sono rintracciabili in molti tipi di primati. Ed è proprio dall'osservazione di questi animali che si è arrivati a dedurre che mostrare i denti in segno amicizia, divertimento e sottomissione è con ogni probabilità un'evoluzione del gesto opposto, ossia la preparazione di un attacco o un minaccioso verso di ammonimento. Tutto questo risale all'epoca in cui l'essere umano comunicava prevalentemente tramite gesti e versi.
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Secondo Graziano, però, concentrarsi solo sulla "questione denti" c'impedisce di notare anche un'altra cosa. Ciò che bisogna considerare è il corpo nel suo complesso; così facendo sarà possibile rendersi conto che la somiglianza fra gesti che esprimono emozioni così diverse (rabbia, aggressività, divertimento, ecc.) è ancora strettamente collegata ad aspetti evoluzionistici, oltre che derivante proprio dai primordiali movimenti di difesa del proprio spazio vitale.
La risata e il pianto lasciano trapelare informazioni su di noi, sul nostro stato emotivo interno; essi, fra l'altro, non sono facili da sopprimere e controllare, mentre appaiono ben visibili a chi ci guarda dall'esterno.
Considerando che l'evoluzione favorisce chi riesce a meglio leggere, interpretare e manipolare quei segnali, secondo Graziano possiamo dire che attualmente "siamo testimoni di quell'ambiguità che definisce la vita emotiva umana: ci ritroviamo sempre colti a metà fra l'autenticità e la falsità, in fluttuazione continua fra esplosioni emotive incontrollate e la finzione come espediente che torna a nostro vantaggio". Tutta una questione di sopravvivenza, dunque.