Ecco cosa il tuo smartphone sta facendo al tuo cervello. E non è una cosa buona
Gli smartphone sono divenuti gli strumenti con i quali svolgiamo tutta una serie di attività che prima affidavamo a strumenti diversi. Ci fanno da sveglia, ci permettono di controllare le email, ci mettono a disposizione contenuti multimediali di vario tipo, ci mettono in contatto con amici e parenti, ci mettono a disposizione assistenti digitali e ci fanno essere sempre reperibili.
Tutto questo dovrebbe facilitarci la vita, eppure una delle conseguenze più immediate è che veniamo continuamente interrotti e questo, per il nostro cervello, non è un affatto un bene.
I preoccupanti effetti sul cervello dell'uso dello smartphone.
I continui segnali di allerta che il telefono produce innescano il rilascio di ormoni della cosiddetta fight-or-flight response, la reazione acuta da stress che accelera i battiti cardiaci, irrigidisce i muscoli, altera il respiro e attiva le ghiandole sudoripare, tutte reazioni che sarebbero utili nel caso di una fuga da una fonte di pericolo, ma che, per rispondere a un SMS, non sono affatto necessarie.
Il professor Robert Lustig, pediatra dell'Università di San Francisco (UCSF) specializzato in neuroendocrinologia, spiega: "Tutte le notifiche dei nostri smartphone stanno letteralmente creando una memoria dello stress, facendo impazzire quella parte del cervello che di solito svolge le funzionalità cognitive più sviluppate, ossia la corteccia prefrontale".
Se a questo aggiungiamo che gli studiosi concordano ormai sul fatto che siamo fatti per svolgere un compito alla volta (il multitasking sarebbe realmente possibile solo per 2.5% della popolazione mondiale), il risultato di queste continue sollecitazioni è la confusione e un aumentato rischio di "fare cose stupide".
Secondo lo psicologo David Meyer, il passaggio da un'attività all'altra consuma qualcosa come il 40% dell'autonomia utile del nostro cervello.
È stato inoltre appurato che delegare molti nei nostri compiti agli smartphone impigrisce la mente e diminuisce le sue capacità analitiche.
Secondo Lustig, il problema andrebbe trattato alla stregua di altre forme di assuefazione: "Non sono contro la tecnologia di per sé, sono contro gli usi e le applicazioni che innescano questi pericolosi meccanismi. Penso che siamo al punto in cui dobbiamo augurarci che, nei luoghi pubblici, entrino in vigore regole rigide sull'utilizzo degli smartphone".
Sources:
- https://news.stanford.edu/2009/08/24/multitask-research-study-082409/
- http://www.robertlustig.com/
- https://news.stanford.edu/2009/08/24/multitask-research-study-082409/
- https://www.apa.org/research/action/multitask.aspx
- https://uwaterloo.ca/news/news/reliance-smartphones-linked-lazy-thinking