La difficile vita degli immigrati di New York in una serie di affascinanti fotografie di fine 800

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di Marco Renzi

21 Marzo 2018

La difficile vita degli immigrati di New York in una serie di affascinanti fotografie di fine 800

Il fotografo Jacob Riis aveva all'incirca venti anni quando, nato in Danimarca e cresciuto in una famiglia numerosissima, emigrò nella metropoli di New York insieme a migliaia di altri disperati. I primi tempi che trascorse nella città furono, come potete immaginare, tutt'altro che facili. Tra criminalità, degrado e violenza, gli immigrati vivevano ammassati in baracche e alloggi d'emergenza, in cui vigeva la legge del più forte e il cibo e l'igiene erano sempre insufficienti.

Dopo aver fatto i mestieri più diversi, dall'allevatore al contadino, Riis trovò però la svolta che trasformò la sua epopea in un sogno a lieto fine: entrò a lavorare come giornalista nell'agenzia di stampa New York News Association.

via Jacob Riis /loc.gov

Jacob Riis /loc.gov

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Fin da subito si rivelò particolarmente capace di cogliere l'attimo e raccontare atmosfere ed eventi, inclinazioni che espresse nella sua attività di cronista presso il tribunale della città. Fu però grazie all'incontro con la fotografia che riuscì ad esprimere in tutto il suo fascino la sua vena giornalistica. In particolare, grazie alla sua precedente esperienza come immigrato e nullatenente, Riis (che vedete ritratto nella foto sopra) fu particolarmente bravo nel raccontare la condizione degli immigrati nel Nuovo Continente.

Jacob Riis /loc.gov

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Il fotografo tornò nei luoghi in cui un tempo aveva vissuto in pianta stabile e trascorse tra quelle baraccopoli numerosi giorni e notti, documentando la vita quotidiana degli immigrati. Una peculiarità del suo lavoro, che gli permise anche di entrare nella storia dell'arte fotografica, fu quella di utilizzare il flash, strumento ancora quasi sconosciuto ai suoi tempi. Grazie ad esso Riis poteva documentare la vita notturna delle persone, rivolgendo l'obbiettivo sull'intimità dolce ma allo stesso tempo misera delle famiglie.

Jacob Riis /loc.gov

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La sua attività di fotografo umanista, che gettava uno sguardo impietoso ma delicato sulla vita dei più poveri, fu aiutata ulteriormente dalla tecnologia, e precisamente dall'introduzione nel 1888 di una camera a cassetta firmata Kodak, molto più piccola e discreta delle classiche apparecchiature fotografiche.

Jacob Riis /loc.gov

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Attraverso i suoi scatti viene alla luce una realtà che alle classi più agiate rimaneva sempre piuttosto oscura, e che venne soprannominata "la vita dell'altra metà", a sottolineare la netta divisione tra la miseria degli immigrati e i grattacieli che cominciavano a fiorire a pochi passi da loro.

Le sue immagini vennero poi raccolte in un volume, dal titolo 'How the Other Half Lives: Studies Among the Tenements of New York', disponibile su Amazon.

Jacob Riis /loc.gov

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Grazie ad essa Riis è riuscito a raccontare come vivevano gli immigrati della Grande Mela, ponendo sotto gli occhi di tutti il problema della sperequazione sociale e della disperazione.

Jacob Riis /loc.gov

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