Alice Guy è la donna che ha contribuito a creare il cinema, ma la Storia l'ha praticamente dimenticata
Sappiamo bene quali sono i padri del cinema, primi tra tutti i fratelli Lumiere, inventori del proiettore cinematografico, ma anche Louis Le Prince, considerato da molti il vero ed unico inventore del cinema. Sono diversi i nomi che si contendono il primato, ma mai viene nominato quello di una donna che, al pari degli altri uomini, dedicò la sua vita al grande schermo. Alice Guy, nata in Francia nel 1879, visse in un'epoca in cui le donne non erano ben viste, soprattutto quando la loro bravura le portava a frequentare ambienti perlopiù riservati agli uomini: il suo nome, i suoi film e il suo contributo, però, non meritano di essere affidati all'oblio.
Pochissime volte il nome di Alice Guy viene nominato, anche laddove si parla di storia del cinema: eppure Alice ha fatto cinema e storia.
Apeda Studio New York/Wikimedia
La sua biografia racconta che il primo vero incontro con il cinema risale a quando, dopo aver partecipato alla proiezione del film Cinematographe dei Lumiere, riuscì a procurarsi qualche metro di pellicola, su cui registrò la sua prima opera, "La Fée aux choux": fin da questa prima pellicola Alice mette in scena quello che le è sempre stato più a cuore, ovvero la condizione delle donne e il fenomeno del femminismo, che ha più volte riproposto negli anni.
La Fée aux choux è la sua prima realizzazione: circa 20 metri di pellicola per poco più di un minuto di registrazione.
Con questa pellicola la Guy inaugura il cinema al femminile e il cinema che racconta storie: ne 'La fata dei cavoli' viene mostrata una donna in un giardino in cui coltiva cavoli, da cui nascono bambini. Una rappresentazione immaginaria, non strettamente legata alla realtà o alla quotidianità come invece lo erano tutte le pellicole dell'epoca: il primo accenno al successivo sposalizio che avverrà tra cinema ed arte.
Alice Guy conquista così il primato di prima donna regista, ma la sua prolifica produzione la porta ad accaparrarsi altri titoli.
Ad esempio, la Guy può essere considerata anche l'inventrice dei video musicali, essendo stata la prima a catturare le esibizioni canore di molti artisti del tempo.
La regista si trasferisce negli Stati Uniti, per seguire il marito Herbert Blaché divenuto direttore della sede newyorkese dell'importante casa cinematografica francese Gaumont.
Negli Stati Uniti l'attività procede a ritmo serrato con la realizzazione di centinaia di pellicole: continuano anche i record, ad esempio con il film 'A Fool and His Money' in cui per la prima volta gli attori sono tutti di colore. Alice sperimenta numerosi generi (drammatici, comici, romantici, storici) e innovazioni tecniche.
Nel 1910 fonda una casa di produzione tutta sua, la Solax, diventando la prima donna a possedere un'attività del genere: la Solax produce in media due film ogni settimana, dei numeri incredibili per l'epoca.
La Guy, lo si vede dalla sua frenetica attività, aveva intenzione di lasciare un segno nella storia del cinema, sebbene il suo pretesto non era certo di natura economica ma divulgativo: aveva infatti compreso il potere che aveva il grande schermo e l'enorme diffusione che una pellicola poteva avere in tutto il mondo. Il suo obiettivo era quello di informare, portare in luce questioni sociali diventati tabù, spesso aggiungendo al tutto comicità e sarcasmo.
Nel 1922 inizia il declino della sua carriera con la vendita dell'azienda Solax, atto necessario per far fronte ai debiti lasciati dal marito, fuggito con una aspirante attrice.
EYE Film Institute Netherlands/Wikimedia
La Guy torna in Francia, ma non trova nessuno disponibile a stringere un qualche tipo di collaborazione con lei. Neanche quando riparte per gli Stati Uniti nel 1964 riesce a produrre film come una volta.
La regista vede in pochi anni svanire tutto il lavoro che con sacrificio aveva portato negli anni e il suo nome intraprendere la strada dell'oblio. Muore nel 1968, all'età di 94 anni.
Nonostante i suoi primati, il suo contributo visionario al mondo del cinema, Alice Guy non ha mai ricevuto una giusta ricompensa per il suo lavoro.
Immagine: Still, di Alice Guy (1912)