Il gene che permette ai batteri di resistere agli antibiotici si è diffuso in tutto il mondo: ora sappiamo dove si è originato

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di Claudia Melucci

04 Aprile 2018

Il gene che permette ai batteri di resistere agli antibiotici si è diffuso in tutto il mondo: ora sappiamo dove si è originato

L'uso degli antibiotici in zootecnia è vecchia storia: le prime sperimentazioni di antibiotici sugli animali hanno avuto luogo intorno agli anni '40 del secolo scorso, negli Stati Uniti. Se oggi se ne sente parlare, però, è perché iniziano a farsi vedere le conseguenze. La resistenza degli esseri umani agli antibiotici è realtà e, sebbene vengano fatti importanti scoperte sul tema, ancora non c'è neanche l'ombra di una soluzione a quello che è stata definito 'il nemico più grande della medicina moderna'. 

La capacità di resistenza all'ultimo antibiotico efficace si è sviluppata in un allevamento di maiali in Cina, e si è diffusa in tutto il mondo in tempi record.

La capacità di resistenza all'ultimo antibiotico efficace si è sviluppata in un allevamento di maiali in Cina, e si è diffusa in tutto il mondo in tempi record.

NIAID/Flickr

È notizia di qualche tempo fa che in Cina è stata ripresa la somministrazione di colistina, un antibiotico il cui uso era stato sospeso a causa dei gravi effetti collaterali: nonostante questo, si tratta dell'unico antibiotico in grado di guarire alcune infezioni batteriche che colpiscono l'uomo. 

Sempre recentemente, però, è stato individuato un gene, l'mrc-1, che permette ai batteri di resistere anche alla colistina: ora, emerge che questo gene ha raggiunto gli ospedali di tutto il mondo. Oltre a ciò, gli esperti della University College di Londra hanno saputo individuare il luogo di origine in cui tutto ha avuto inizio. 

La capacità di resistenza alla colistina si è generata in un'industria di maiali in Cina, nel 2005, proprio perché gli animali erano sottoposti ad una terapia di colistina: in zootecnia, gli antibiotici vengono distribuiti agli animali degli allevamenti intensivi non come cura, ma come prevenzione. L'elevato numero di animali a stretto contatto, la promiscuità e l'impossibilità di curare ogni singolo animale, hanno portato ad una somministrazione indiscriminata di antibiotici, con drammatiche conseguenza anche per l'uomo: la resistenza antibiotica. 

L'uso blando e senza un fine degli antibiotici, infatti, portano i batteri a sviluppare delle difese, rendendo in poco tempo inefficace il farmaco.

Ciò che ha colto di sorpresa gli scienziati è stata la rapidità con cui il gene ha raggiunto praticamente il mondo intero, interessando animali ed esseri umani: il tutto in meno di dieci anni. Per i ricercatori è di fondamentale importanza tenere conto, da adesso in poi, del carattere epidemico che hanno questi geni di resistenza: "Ora che sappiamo le modalità di diffusione del mrc-1, possiamo prepararci meglio alla prossima comparsa di un gene antimicrobico", hanno detto i ricercatori.

Mentre gli ospedali continuano a combattere contro i batteri antibiotici-resistenti, e a somministrare colistina solo come 'ultima spiaggia', i ricercatori non prospettano alcun miglioramento per il futuro, se non viene regolamentato l'uso dei farmaci negli allevamenti: "Dato che non ci sono altre categorie di antibiotici in cantiere, la nostra unica speranza per evitare l'attuale crisi della sanità pubblica è migliorare la gestione degli antibiotici esistenti", afferma Francois Balloux del College University di Londra, principale ricercatore dello studio. 

Sources:

http://www.ucl.ac.uk/news/news-articles/0318/260318-antibiotic-resistance-gene