Da dove deriva l'espressione 'Passare la notte in bianco'?
Cosa c'è di meglio di un bel sonno ristoratore dopo una giornata stressante e piena di impegni? Per alcuni sembra che niente possa riuscire a prevalere sulla voglia di dormire, eppure per molti altri non è così. A volte, benché la stanchezza ci abbia accompagnato tutta la giornata, quando si ci mette a letto ci si sente incredibilmente svegli e non si riesce più a chiudere occhio. Quando la cosa si protrae per tutta la notte si usa dire "ho passato la notte in bianco". Ma dove ha origine questo modo di dire?
A quanto pare tutto ha inizio nel Medioevo, dal rituale di investitura dei cavalieri. Questa solenne cerimonia, alla quale si dovevano sottoporre solitamente tutti i figli maschi dei feudatari che non avevano scelto la carriera ecclesiastica, si teneva in una chiesa o in un castello, e prevedeva che al futuro cavaliere venissero ricordati i suoi obblighi e poi gli venissero consegnate le armi, dopo essere state benedette dal celebrante, solitamente un ecclesiastico di alto rango come un vescovo o un abate.
Ma il motivo per cui si dice "una notte in bianco" nasce dalla nottata che precedeva la cerimonia di investitura. Il cavaliere infatti veniva vestito con un indumento di colore bianco e veniva portato in una cappella dove trascorreva tutta la notte in preghiera per riflettere sull'importante ruolo che avrebbe ricoperto.
L'espressione, nella forma in cui oggi la conosciamo, proviene invece da un romanzo del Novecento: 'Il Visconte dimezzato' di Italo Calvino: "Adesso non voleva pensare, aveva passato la notte in bianco, aveva sonno".