Questa donna è stata la migliore cecchina sovietica, e determinò la sconfitta dell'esercito nazista

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di Claudia Melucci

06 Aprile 2018

Questa donna è stata la migliore cecchina sovietica, e determinò la sconfitta dell'esercito nazista

Quando si abbandonano i libri scolastici e si approfondisce la storia, spesso si viene a conoscenza di personaggi che non godono di tanta fama come quella di chi viene citato sui libri, ma non per questo sono stati meno importanti e decisivi nello svolgimento degli accadimenti storici. Un nome che sicuramente in pochi conosceranno è quello di Lyudmila Pavlichenko, primo cecchino donna, che ha combattuto nella Seconda Guerra Mondiale nell'Armata Rossa.

Lyudmila Pavlichenko ha combattuto nell'esercito quando ancora alle donne non era permesso accedere alle cariche militari.

Lyudmila Pavlichenko ha combattuto nell'esercito quando ancora alle donne non era permesso accedere alle cariche militari.

Wikimedia

A convincere gli ufficiali di fare un'eccezione e di arruolarla è stata la sua precisione nell'uso delle armi. Alla fine della guerra, non solo si è guadagnata il titolo di primo cecchino di sesso femminile, ma anche quello di uno dei migliori cecchini del periodo. 

A Lyudmila Pavlichenko non bastava servire la sua patria prestando servizio come infermiera, come facevano la maggior parte delle donne: sapeva di poter fare di più e voleva ottenere un posto nell'esercito a tutti i costi. 

Lyudmila era un osservato speciale: i tedeschi erano al corrente delle sue mosse, tanto che la minacciarono di ucciderla e farla in 309 pezzi, il numero esatto dei soldati nazisti che lei uccise.

Lyudmila era un osservato speciale: i tedeschi erano al corrente delle sue mosse, tanto che la minacciarono di ucciderla e farla in 309 pezzi, il numero esatto dei soldati nazisti che lei uccise.

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Lyudmila, nel corso della guerra, non fu l'unica donna a far parte dell'Armata: è ben nota la squadra femminile di tiratrici scelte di cui l'Unione Sovietica si dotò e che uccise, si stima, circa 12.000 nemici. Lei era comunque una delle migliori e una delle poche sopravvissute: delle 2000 franco tiratrici, solo 500 riuscirono a vedere la fine della guerra.

Partecipò ad alcune delle battaglie più decisive del conflitto mondiale, come la Battaglia di Sebastopoli e quella di Odessa in cui uccise rispettivamente 187 e 257 nemici tedeschi. 

La maggioranza maschile dell'ambiente in cui si trovava non la scoraggiò: anzi, la incitò ad esercitarsi molto per dimostrare a tutti che anche le donne possono riuscire nel campo militare.

La maggioranza maschile dell'ambiente in cui si trovava non la scoraggiò: anzi, la incitò ad esercitarsi molto per dimostrare a tutti che anche le donne possono riuscire nel campo militare.

Library of Congress

Il fatto di essere donna non condizionò gli ufficiali russi nel darle anche gli incarichi più duri e pericolosi: per un periodo ebbe il ruolo di attaccare frontalmente il nemico, una delle azioni più rischiose. Nonostante tutto, la cecchina dimostrò di resistere fisicamente e mentalmente anche le pressioni più forti: il suo duello più lungo durò tre giorni, al termine del quale Lyudmila ne uscì vincitrice.

Fu proprio uno scontro a fuoco l'ultima occasione per Lyudmila di prestare servizio per la sua patria: una scheggia la colpì all'occhio e per questo fu sollevata dal ruolo di cecchino. Finì quindi per allenare le leve.

Il personaggio di Lyudmila si rivelò cruciale per la sconfitta del nazismo ed il presidente americano Roosevelt lo riconobbe.

Il personaggio di Lyudmila si rivelò cruciale per la sconfitta del nazismo ed il presidente americano Roosevelt lo riconobbe.

Library of Congress

Lyudmila fu la prima cittadina sovietica a far visita alla Casa Bianca dopo la guerra: qui strinse una sincera amicizia con Eleanor Roosevelt, la first lady americana, che durò decenni. 

Lyudmyla Pavlichenko nonostante si sia rivelata decisiva per la fine della Guerra e la sconfitta del nazismo, non viene ricordata come dovrebbe.