L'eccidio dimenticato di Nanchino: una delle pagine più violente della Storia di cui in occidente non si parla
Nella storia, molte volte la distanza ha giocato un ruolo importante nella diffusione delle notizie, in particolare dando meno importanza a quelle che avvenivano lontano dall'Occidente: è per questo che del massacro di Nanchino se ne sente parlare troppo poco e non si studia sui libri di scuola, nonostante sia uno degli eccidi più brutali e folli che l'uomo abbia mai portato avanti nel corso di una guerra.
via History.com
Quando l'Europa doveva ancora affrontare il secondo conflitto mondiale e la lotta al nazismo, la Cina subiva uno dei più violenti attacchi da parte di un esercito straniero.
Nel 1937 il Giappone invase il territorio cinese con l'intenzione di ampliare il regno dell'Imperatore Hirohito, a danno della Cina. Le truppe giapponesi irruppero prima nelle città minori per poi spostarsi verso la capitale, allora Nanchino. Nel corso dei loro spostamenti l'esercito dell'imperatore seminò terrore e compì violenze disumane: le testimonianze dell'epoca parlano di saccheggi, incendi, decapitazioni, stupri di donne, anziane e bambine, di donne incinte mutilate e di persone sepolte vive. Tutto questo coinvolse quasi la totalità della popolazione di Nanchino e molti civili indifesi delle altre città messe a ferro e fuoco.
Immagine: un giovane cinese sta per essere giustiziato dopo essersi rifiutato di trovare donne per i militari giapponesi.
La cifra delle vittime è tutt'oggi dibattuta tra Giappone e Cina: quest'ultima sostiene che le vittime siano state 300.000, rispetto alle poche centinaia sostenute dai giapponesi.
Tuttavia, gli scatti fotografici dell'epoca e le notizie riportate sui giornali locali rispecchiano una situazione molto più simile alla tesi cinese: pare che l'esercito giapponese si alimentasse con le violenze e gli omicidi. Il fatto di avere via libera su qualsiasi tipo di violenza gli dava un folle senso di potenza.
Immagine: Il generale giapponese Iwane Matsui, uno dei protagonisti del massacro
Le ferocie furono fin da subito allargate dai militari cinesi a tutti i civili che le truppe giapponesi incontravano sulla loro strada: sono molte le foto che documentano uccisioni a tradimento di contadini disarmati.
Il massacro di Nanchino si inserisce nella complicata vicenda della Guerra sino-giapponese, uno dei più feroci scontri tra i due paesi, che terminò il 2 settembre 1945 con la resa incondizionata del Giappone: nonostante ne sia uscita vincitrice, la Cina si ritrovò comunque dilaniata e sconvolta dalla violenze subite. Tutto questo contribuì ad alimentare il conseguente nazionalismo cinese.
Immagine: 15.000 soldati cinesi prigionieri di guerra, catturati dai giapponesi; probabilmente, nessuno di loro è stato risparmiato.
Ciò che rese devastante l'attacco a Nanchino fu lo spostamente ingente di persone residenti nelle campagne di periferia che, spaventate dall'arrivo del nemico, si riversarono nella capitale in cerca di salvezza.
Sweeper tamonten/Wikimedia Commons
Qui, a Nanchino, trovarono però una morte atroce: le violenze più efferate avvennero durante le sei settimane successive alla conquista della città, durante le quali i giapponesi uccisero gli uomini nei modi più impensabili (la decapitazione era frequente), legarono donne giovani in strada per metterle a disposizione dei militari nipponici. Neanche i bambini riuscirono ad impietosire la follia giapponese: i loro corpi furono trovati mutilati e ammassati nelle fosse comuni.
Immagine: perquisizione dei soldati cinesi da parte dei giapponesi
Molti degli ufficiali giapponesi, responsabili dell'eccidio, furono processati e condannati alla fine della Seconda Guerra Mondiale: molti altri, però, riuscirono a farla franca e a non pagare mai per le migliaia di vittime.
Immagine: degli uomini vengono sepolti vivi in una fossa.
Nonostante l'evidente tragicità dell'accaduto, sono tanti i giapponesi che ancora oggi negano il massacro: riguardo a ciò la popolazione è nettamente divisa.
Il governo giapponese, al termine del conflitto, rivolse alla Cina scuse in forma verbale e mai scritta, come sarebbe auspicabile in questi casi.
Immagine: un uomo in procinto di essere eliminato.
Purtroppo del massacro di Nanchino si sa troppo poco, ma la sua violenza è pari a tanti altri eccidi e genocidi di cui, per una visione Occidentale della Storia, si conosce molto di più.
L'assedio di Nanchino iniziò nel dicembre del 1937 e terminò nel marzo del 1938.
Immagine: ritaglio di giornale in cui si cita la folle gara disputata tra due soldati giapponesi: il vincitore sarebbe stato colui che sarebbe riuscito ad uccidere 100 cinesi nel minor tempo possibile.