Gli scienziati sviluppano accidentalmente un enzima mutante che mangia le bottiglie di plastica

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di Marco Renzi

18 Aprile 2018

Gli scienziati sviluppano accidentalmente un enzima mutante che mangia le bottiglie di plastica

Nel 2016 la società scientifica sussultò nell'apprendere che un team di ricercatori giapponesi aveva scoperto, in una discarica, il primo batterio che si era evoluto per digerire la plastica. In seguito a quella scoperta venne messo insieme un team di ricerca guidato dal professor John McGeehan presso l'Università di Portsmouth (Regno Unito), con lo scopo di isolare e studiare l'enzima specifico responsabile di questa reazione chimica.

Si procedette così colpendo l'enzima con un fascio di raggi X che è 10 bilioni di volte più potente del sole: in questo modo i singoli atomi vengono esposti e la struttura rivelata. Questa risultava molto simile a quella sviluppata da molti batteri che digeriscono la cutina, una sostanza protettiva presente sulle piante. Nel corso dello studio però avvenne qualcosa di più interessante: nel manipolare l'enzima, i ricercatori lo modificarono aumentando la sua capacità di scomporre la plastica.

via theguardian.com

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Ad essere sensazionale, come spiega il professor McGeehan, non è il miglioramento in sé (circa il 20% in più), ma il fatto che l'enzima possa essere migliorato. Nell'industria infatti vengono usati molti super-enzimi, sviluppati appositamente per rendere alcuni processi chimici particolarmente veloci (e quindi economicamente vantaggiosi). L'idea dei ricercatori è quella di applicare la conoscenza sviluppata nel potenziamento degli enzimi a questo nuovo enzima mangia-plastica.

Il passo successivo, sempre secondo il team, potrebbe essere quello di implementare il super-enzima in un batterio estremofilo, che resiste cioè a temperature al di sopra dei 70 gradi. Sopra quella soglia la plastica passa dallo stato solido a quello viscoso, il che la rende degradabile da 10 a 100 volte più velocemente.

Sviluppare un enzima che scompone la plastica nei suoi atomi primari apre nuove prospettive nel campo del riciclo. La plastica PET infatti è un materiale solo parzialmente riciclabile: a causa delle impurità trattenute, è molto difficile trasformare le bottiglie usate in nuove bottiglie, motivo per cui di solito dalle bottiglie si generano fibre di poliestere. Scomporre la plastica darebbe la possibilità di riciclare creando bottiglie nuove di zecca, abbattendo così la produzione mondiale.

Considerando che ogni minuto viene venduto nel mondo un milione di bottiglie di plastica, e che di questo solo il 14% viene riciclato, lo sviluppo di un super-enzima mutante mangia-plastica ci sembra un ottimo cavallo su cui puntare.