Non è la nota di un insegnante a indebolire l'autostima, ma l'incapacità dei genitori di farsi da parte
La corrente generazione di genitori dimostra sempre di più di aver adottato un metodo educativo che non ha dato i risultati sperati: non stiamo facendo una banale generalizzazione, ma una discussione su una situazione generale che minaccia di 'contagiare' anche chi si sente di tirarsene fuori. I ragazzi di oggi, specialmente quelli che frequentano le scuole primarie e secondarie, non riconoscono l'autorità degli insegnanti, si comportano da grandi perché si sentono grandi: e questo essere grandi è alimentato dai genitori che non hanno il coraggio di farsi da parte.
Un tempo, gli insegnanti esercitavano il ruolo di genitore nel momento in cui il bambino entrava in classe, nel bene e nel 'male': ora, genitori e insegnanti sono più che mai in conflitto.
I genitori, e di conseguenza i figli, hanno messo in discussione tutto: l'autorità degli insegnanti che un tempo permetteva loro di prendere i giusti provvedimenti nei confronti degli alunni indisciplinati e di quelli meritevoli, ormai, è vecchia storia. Si è arrivati a mettere in discussione il colore della penna con cui da decenni vengono tradizionalmente segnati gli errori sui compiti della scuola. Non è tanto il colore, quanto il gesto di segnalare un errore al proprio figlio e le conseguenze che comporta il gesto: sono molti i genitori che accusano la penna rossa di ledere l'autostima dei ragazzi, di ferirli e di farli rimanere fermi ad uno sciocco errore di ortografia o di conteggio.
Sembra surreale, ma pare che gli ultimi che possano essere ritenuti responsabili di un errore che meriterebbe la penna rossa sono i figli, anzi i genitori: prima, i responsabili sono gli insegnanti, la cui frustrazione li porta a trovare soddisfazione nel segno rosso, o magari un compagno di classe che ha provocato una distrazione.
In questa situazione davvero paradossale è difficile ritornare sui binari della razionalità, quelli sui quali si riesce a dare il giusto peso alle cose e alle persone, alla penna rossa e ai genitori: ecco, su questi binari è facile capire come l'errore in rosso sia un modo per segnalare un errore temporaneo, che può essere eliminato del tutto con il futuro impegno, nonché un modo per stabilire i ruoli di chi è a scuola per apprendere e chi per correggere.
È facile capire come sia totalmente nocivo che un genitore prenda le parti del figlio nel momento in cui riceve una nota, perché è come rinnegare la funzione della scuola, tradendo la funzione dell'insegnante, è come avvolgere il proprio figlio in un involucro protettivo che gli impedirà di subire 'ferite', si fa per dire, che lo facciano fermare a riflettere, che gli provochino vergogna, imbarazzo, disagio e quindi il bisogno di chiedere perdono, di migliorare, di non cadere sugli stessi errori più di una volta.
No, con i genitori che proteggono i figli da tutto e tutti li si priva di tutto questo, li si priva di autostima: perché l'autostima non la si può ricevere da nessuno, né comprare da qualche parte, la si costruisce da soli, cadendo in basso e poi risalendo più in alto, soffrendo per gli errori e godendo della soddisfazione di non averli commessi mai più.