Il prezzo del turismo: in Tanzania i Masai vengono sfrattati per far posto ai safari di lusso
Il turismo internazionale sta distruggendo la vita del popolo Masai. Lo rivela un rapporto delll'Oakland Institute, un centro studi statunitense: l'antico popolo che vive da generazioni nella regione di Loliondo, nel nord della Tanzania, si vede cacciato dalle proprie terre giorno dopo giorno. La colpa è del turismo, in particolare del business dei safari che nella zona è soggetto a un duopolio di due multinazionali, la Tanzania Conservation Ltd e la Ortello Business Corporation.
Si parla di un giro d'affari da due miliardi di dollari l'anno che finiscono nelle casse della Tanzania, che hanno però un costo elevatissimo, almeno stando a quanto denunciano gli autori dello studio. Infatti i Masai "devono affrontare intimidazioni, arresti e attacchi fisici a causa di due società straniere".
Anuradha Mittal e Elizabeth Fraser, autrici di Losing the Serengeti, il rapporto dell'Oakland Institute, accusano i funzionari del governo di essere complici di questo processo e di sfruttare leggi sulla conservazione del territorio come pretesto per confinare i Masai in territori sempre più piccoli. Il tutto a favore delle multinazionali, ovviamente.
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"Serengeti" in lingua Masai vuol dire "il posto dove la terra non finisce mai" e il popolo, seminomade, attraversa quella regione da secoli, transumando col bestiame di stagione in stagione. Ma da diversi decenni, grazie alle suddette leggi per la conservazione del patrimonio naturale, testa d'ariete dei grossi investitori del turismo di lusso, di quella terra si vede la fine.
E ogni giorno il confine diventa sempre più vicino.