Pesticidi nelle acque italiane: i dati dello studio rivelano una realtà inquietante
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Non arrivano buone notizie dal report presentato il 10 maggio 2018 a Roma, che raccoglie i dati del monitoraggio nazionale sull'inquinamento delle acque condotti dalle Regioni e dalle Agenzie. Emerge infatti che il 24% delle acque superficiali italiane contiene pesticidi fuori dalle norme di legge.
A violare gli standard è il glifosato, un pesticida adoperato in tutto il mondo da quando, nel 2001, è scaduto il brevetto della Monsanto.
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I dati, raccolti tra il 2015 e il 2016, riguardano un totale di 35.353 campioni di acque, superficiali e sotterranee, sulle quali sono state ricercate oltre 400 sostanze diverse.
Tuttavia, essendo un monitoraggio condotto su base regionale, i criteri di ricerca non sono stati uniformi. Infatti, ogni regione sceglie autonomamente quante e quali sostanze cercare e la forbice nazionale tocca il massimo con la Sicilia, che ne ha indicizzate 198 e il minimo con il Molise, appena 31.
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Sotto questa luce va analizzato il record negativo della pianura padano-veneta che risulta la zona italiana con le acque più inquinate. Nella regione i test sono stati sufficientemente approfonditi, per copertura territoriale e per numero di sostanze. Non si può dire lo stesso di altre zone, come spiega una nota dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale):
“Nel resto del paese la situazione resta ancora abbastanza disomogenea: non sono pervenute, infatti, informazioni dalla Calabria e in altre Regioni la copertura territoriale è limitata, così come resta limitato, nonostante l’aumento, il numero delle sostanze ricercate”.
L'indagine va quindi sicuramente approfondita ed uniformata, ma di certo i primi dati, seppur parziali, non sono confortanti.