Libri medievali incatenati agli scaffali: ecco cosa si nasconde dietro questa usanza sopravvissuta ai secoli
Gli amanti della lettura non scambierebbero mai un libro cartaceo per uno in versione virtuale: ma se oggi i libri sono avvolti essenzialmente da fascino, un tempo avevano un valore vero e proprio. Il più delle volte si trattava di pezzi unici al mondo, data l'assenza dei metodi di stampa che hanno poi permesso di replicare libri in gran quantità. Un valore che forse oggi non possiamo comprendere: a soccorrerci nell'immaginazione giunge una testimonianza storica ancora visibile in alcune biblioteche del mondo. L'usanza di incatenare i libri.
Un tempo i libri erano oggetti di valore da custodire con estrema cura. Non vi era infatti un modo veloce ed economico di stamparne più versioni, se non la laboriosa trascrizione degli amanuensi.
Solo nel Rinascimento le biblioteche, perlopiù collocate in istituti religiosi, iniziarono ad essere aperte al pubblico: proprio in questo periodo nacque l'esigenza di creare un sistema di sicurezza che tenesse al sicuro i libri da eventuali malintenzionati.
La strategia che prese piede fu quella di incatenare letteralmente i libri: due occhielli, uno fissato allo scaffale e uno al libro stesso, tendevano una catena di ferro.
In questo modo gli studiosi potevano usufruire dei libri, ma senza portarli via.
È situata in Inghilterra la biblioteca contenente il maggior numero di libri incatenati. Al suo interno sono custoditi anche dei Vangeli scritti in Anglosassone, risalenti al 780 d.C.a
Con l'invenzione della stampa a caratteri mobili, il prezzo dei libri decrebbe e non fu più necessario incatenarli agli scaffali.
In Europa l'usanza di legare i libri si protrasse fino al XIX secolo, ma non mancano esempi, di età decisamente più moderna, di catene aggiunte per custodire libri di particolare valore.