Usare il compost per riscaldare: ecco la "caldaia vivente" che risale all'epoca dei Templari
Non possiamo proprio definirla una "nuova tecnologia", ma è sicuramente un sistema all'altezza delle sfide di oggi. Alessandro Ronca, direttore scientifico del PER – Parco Energia Rinnovabile in Umbria in provincia di Terni, nel centro Italia, l'ha scoperta rileggendo alcuni scritti degli anni settanta di Jean Pain, che a sua volta rielaborava alcuni metodi pare usati dai templari.
Il sistema è naturale ed economico, nonché assolutamente geniale.
PER – Parco Energia Rinnovabile
"Mi è ormai chiaro che i sistemi energetici rinnovabili non sono esenti da problematiche legate all’obsolescenza programmata dei modelli consumistici" afferma Ronca "e che, spesso, per migliorare le efficienze anche di pochi punti percentuali e per rispondere ad una domanda che vuole le apparecchiature sempre più attraenti dal lato “Hi Tech”, le aziende costruttrici riempiono i loro sistemi di sofisticazioni che, per esperienza diretta, non sempre garantiscono affidabilità e longevità."
Per questo, ha iniziato a testare le cosiddette "tecnologie sottrattive" che non si basano sulle rinnovabili ma ricercano la semplificazione e l'enfatizzazione di processi ancestrali, pur rimanendo metodi artificiali.
Tra loro rientra il Compost Heating. Sostanzialmente si tratta di ricavare calore dal lavoro dei batteri sul materiale organico.
"Guardare questi “cumuli” di legna tritata, immaginandosi miliardi di batteri che banchettano con il materiale organico, regalandoci calore a 55/60° in cambio solo di un po’ di acqua, ha veramente del miracoloso." afferma il professor Ronca.
Il sistema funziona bene, anche se necessita di molta cura e controlli regolari, affinché non ci sia squilibrio tra calore prelevato e acqua "donata" ai batteri. Una vera e propria "caldaia vivente" che può riscaldare il pavimento della nostra casa e persino integrare il lavoro dei pannelli solari sulle serre. Mica male questi batteri!