La Francia introduce il bando TOTALE dei cellulari nelle scuole: giusto o sbagliato?
Lo aveva promesso Emmanuel Macron in campagna elettorale e l'ha mantenuto. La Francia ha approvato la proposta di legge contro i cellulari in classe, nello specifico per le scuole elementari e medie. Il divieto diventerà effettivo dal prossimo settembre ma già da ora ha scatenato le polemiche e l'opinione pubblica si divide tra chi applaude l'iniziativa e chi la trova una mossa propagandistica e di difficile applicazione.
Infatti, in Francia già vigeva il divieto dell'uso del cellulare durante le lezioni che, nei sogni del legislatore e dei professori, andrebbe tenuto spento nello zaino. La nuova legge si limita a estendere questo divieto a tutto l'edificio scolastico: insomma, dal momento in cui l'alunno vi mette piede, addio telefono.
Ma addio in che senso? I detrattori sottolineano le difficoltà di far valere un simile divieto, visto che il personale scolastico non ha diritto di perquisire lo studente che, al momento del controllo, potrebbe dichiarare di non avere lo smartphone con se o addirittura consegnarne uno vecchio per poi introdurre quello che effettivamente usa.
Esiste sicuramente un problema di distrazione legato ai nuovi dispositivi elettronici, ma le soluzioni per tenerlo sotto controllo sembrano poco pratiche.
In Italia si può dire che abbiamo seguito un percorso opposto. Una direttiva risalente al ministro Fioroni, del 2007, vietava l'uso del telefono in classe. Tuttavia il governo Gentiloni ha varato una nuova disposizione chiamata "PUA" (Politica di Uso Accettabile) che dà il via libera a smartphone e tablet in classe a patto che vengano adoperati per fine didattico.
Che forse la via sia accettare la presenza di questi strumenti ormai centrali nella vita di giovani e adulti di modo che i professori possano anche controllare l'uso che ne viene fatto? Oppure è giusto che le aule rimangano (o ritornino) una zona franca?