Ecco la donna che sparò due colpi di pistola a Mussolini, prima che fascismo e nazismo si alleassero
Tra i personaggi che hanno segnato la Storia del '900 c'è la figura di Benito Mussolini: ben note sono le tappe fondamentali della sua ascesa al potere, la natura delle opere iniziate durante il regime, i suoi legami con Adolf Hitler, così come gli eventi che portarono alla fine dell'epoca fascista in Italia. Pochi però conoscono un episodio accaduto nel 1926 che avrebbe potuto far andare le cose molto diversamente da come sono scritte oggi sui libri di storia: una donna, infatti, attentò alla vita di Mussolini con ben due colpi di pistola diretti verso il suo volto.
Per capire cosa portò la donna a sparare contro l'allora primo ministro italiano, bisogna conoscere la sua vita passata.
Violetta Gibson nacque a Dublino, Irlanda, nel 1876 da una famiglia altolocata. Fin dall'infanzia mostrò un comportamento a tratti violento, con ripetute crisi isteriche: durante l'adolescenza mostrò un particolare interesse verso lo studio delle religioni e nel 1902 si convertì al Cattolicesimo.
Il suo stato di salute non migliorò negli anni: in età adulta sviluppò una grave forma di una malattia che porta alla frattura delle ossa, subì l'asportazione di una mammella e fu operata di appendicite per un dolore addominale cronico.
Verso i 40 anni la religione divenne per lei una vera ossessione, al punto che si convinse che Dio le ordinava di commettere un sacrificio umano.
Dopo aver attentato alla sua stessa vita con un colpo di pistola e a quella di un'amica con un taglierino, per qualche motivo il suo interesse si spostò sulla figura di Mussolini.
Il 7 Aprile del 1926, Violetta Gibson si recò presso Piazza del Littorio, dove sparò due colpi di pistola a distanza ravvicinata verso Mussolini.
Il capo del governo si trovava nella città di Latina (all'epoca della sua fondazione Littoria), in particolare a Piazza del Littorio (oggi Piazza del Popolo), per inaugurare un convegno di medicina chirurgica. All'uscita del palazzo, una donna, Violetta Gibson, gli si avvicinò prima rompendo il vetro dell'auto su cui si trovava e poi puntandogli contro la pistola.
Un colpo andò a vuoto, mentre il secondo gli ferì di striscio il naso: la donna rischiò il linciaggio dalla popolazione che si trovava lì per acclamare Mussolini, ma fu poi catturata dalla polizia e portata in una caserma vicino. Qui venne confermato lo squilibrio mentale a cui la donna era soggetta e che le fece evitare condanne penali: Violetta Gibson venne espulsa dall'Italia e ricoverata presso un ospedale psichiatrico di Northampton, dove rimase fino all'ultimo giorno di vita.
Quanto a Mussolini, la trascurabilità dell'episodio fu quasi subito chiara, dopo ovviamente un momento di agitazione diffusa: fonti storiche riportano che egli stesso tranquillizzò subito chi era giunto a soccorrerlo e che portò anche a termine anche il giro di saluti dalla sua auto.
Pochi giorni dopo si recò in Libia, dove gli fu scattata la foto che lo ritrae con un vistoso cerotto posizionato sul naso.
Quello che successe dopo l'attentato è ben noto: seguono i Patti Lateranensi, l'incontro con Adolf Hitler, l'entrata nel secondo conflitto mondiale, la caduta del fascismo e del nazismo.
Ministero dell'Interno/WIkimedia
Ma come sarebbero andate le cose se i colpi di Violetta Gibson avessero colpito Mussolini? Non ci sarebbe stato l'incontro con Hitler e possiamo allora ipotizzare che non ci sarebbe stato nemmeno l'exploit del nazismo e così tutte le violenze che ne sono scaturite. Ovviamente si tratta solo di ipotesi che oggigiorno hanno davvero poco utilità, ma rimane comunque interessante riflettere su come anche la storia che studiamo sui libri sia soggetta alla casualità degli eventi, proprio come tutto il resto in questa vita.