Un uomo è stato licenziato da un computer, senza che nessun umano abbia potuto fare qualcosa
Questa missione è troppo importante perché tu la comprometta - sentenziava HAL9000, l'intelligenza artificiale che prendeva il sopravvento sugli umani nel capolavoro di Kubrik, 2001: Odissea nello spazio.
Il progresso tecnologico degli ultimi cento anni ha stuzzicato la fantasia degli artisti che hanno prodotto molte visioni fantascientifiche in cui le macchine si ribellavano agli umani.
Molto in piccolo, è quello che è accaduto a Ibrahim Diallo, impiegato di una grande azienda largamente informatizzata.
L'uomo protagonista dell'incredibile vicenda ha raccontato l'accaduto sul suo blog, a un anno dall'accaduto.
Una mattina come tante, si reca sul posto di lavoro: una di quelle grandi corporation in cui i dipendenti di un reparto non conoscono personalmente quelli di un altro e l'ingresso negli edifici è gestito con una serie di cartellini elettronici. Quella mattina, il primo cartellino non gli funziona. Diallo pensa a un errore tecnico e non ci fa troppo caso.
Successivamente, anche il cartellino per l'ingresso più interno gli dà un errore. Riesce a entrare grazie al portiere e comunica la situazione al suo diretto superiore. Nei giorni seguentui, non solo la situazione dei cartellini rimane tale e quale, ma viene dapprima espulso dal gestionale online dell'azienda e poi dal suo stesso PC.
Nessuno dei suoi superiori sa cosa stia succedendo, hanno solamente ricevuto una catena di mail aziendali, scritte da un computer, che gli comunicavano che Diallo non faceva più parte dell'organico.
La vicenda culmina quando due addetti alla sicurezza prendono sotto le braccia Diallo e lo scortano fuori l'edificio, dopo aver ricevuto una mail ufficiale che ordinava loro l'espulsione del dipendente.
Per tre settimane Diallo è rimasto a casa, non retribuito, licenziato da una catena di mail. Il suo manager, che gli è sempre stato accanto, è infine riuscito a reinserirlo e ha scoperto il problema: l'ex direttore delle risorse umane, da poco costretto a licenziarsi in seguito a una fusione, aveva svolto approssimativamente i suoi ultimi giorni di lavoro e si era scordato di inserire il rinnovo del contratto di Diallo nel nuovo sistema.
Il computer, che muove i fili dell'azienda in modo invisibile, aveva quindi seguito la procedura di licenziamento di un ex dipendente.
Da lì in poi ha fatto tutto il sistema informatico centrale, in modo lento ma implacabile, dandosi ragione da solo: il primo giorno ha notato che Diallo provava a rientrare nel parcheggio e ha inviato una mail che gli disabilitasse anche il cartellino per l'ingresso interno. Il secondo giorno ha notato il tentativo di intrusione nell'edificio e ha mandato un'altra mail che gli disabilitasse l'accesso al gestionale e così via.
Una catena di mail scritte da una macchina che hanno licenziato un dipendente senza che nessun umano, neanche ai più alti livelli gerarchici aziendali, potesse intervenire per ben tre settimane.
Diallo si è licenziato poco dopo: far parte di una corporation impersonale governata da un robot non rientrava nei suoi piani di vita.
La vicenda capitata a quest'uomo mina il percorso di robotizzazione del lavoro e riaccende un dibattito mai placatosi: può l'intelligenza artificiale sostituirsi a quella umana, svolgendo le mansioni in maniera migliore?