La Francia ha vietato per legge l'uso degli smartphone all'interno delle scuole
Conosciuti come iGen e nati sul finire degli anni '90/inizio 2000, questi ragazzi hanno una cosa in comune: la loro infanzia e adolescenza sono state corrispondenti alla comparsa dello smartphone. Un oggetto che ha potentemente assorbito il loro tempo -in media sei ore al giorno- e sulla cui influenza nociva sono stati pubblicati vari studi, spingendo così gli stati ad assumere provvedimenti; ultimo in Francia, dove è stato attualmente disposto il bando dei telefoni cellulari nelle scuole.
Brutte notizie per gli studenti francesi: a partire da settembre dovranno lasciare a casa i propri smartphone. Questo è quanto ha stabilito il parlamento, votando la legge che impone il divieto dell'uso dei telefoni cellulari a scuola per gli studenti fino ai 15 anni - mentre per gli allievi di età superiore saranno le singole scuole a decidere come regolarsi.
L'obiettivo sarebbe quello di aiutare i ragazzi a concentrarsi sulle materie di studio e combattere la dipendenza da questi dispositivi che dilaga fra i giovani. Per l'opposizione parlamentare sarebbe invece "trovata pubblicitaria", dato che una legge del 2010 già vietava l'uso dei cellulari durante le ore di lezione.
L'attuale provvedimento tuttavia estende il bando anche ai momenti di pausa (ricreazione e pasti), facendo eccezione per gli studenti con disabilità e le attività extrascolastiche che ne prevedono l'utilizzo.
Diverse ricerche , negli ultimi anni, hanno messo in luce la relazione esistente fra uso degli smartphone e aumento di depressione e solitudine, e, seppure il cellulare possa non esserne la causa ma soltanto una reazione- i ragazzi meno felici usano maggiormente i tablets-, tuttavia sembra favorire una minore attitudine alla socialità e all'empatia.
Non è quindi isolata la reazione della Francia di fronte alla recente tendenza generazionale: nel Regno Unito alcune scuole vietano l'uso dei cellulari, altre lo limitano; in Svezia simili misure adottate dalle istituzioni scolastiche sono ormai condivise anche dalla maggioranza degli studenti. Tuttavia la Francia è la sola ad aver disposto a livello nazionale un simile divieto.
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