La storia dell'elmo di Milziade... e della battaglia che cambiò il corso della nostra storia
Ad osservarlo oggi nel museo di Olimpia, in Grecia, difficilmente potremmo immaginare gli eventi epocali di cui è stato testimone; eppure essi sembrano trasparire ugualmente dall'aurea minacciosa che esso emana. L'elmo di Milziade ci parla, infatti, della battaglia di Maratona, una storia che non tutti conoscono e che vale la pena di essere ricordata, perché senza di essa l'Occidente e noi stessi saremmo "altro" da quello che conosciamo.
La battaglia di Maratona
Siamo nel 490 a.C. a Maratona, in Grecia, dove la prima guerra persiana è destinata a concludersi, ma i suoi protagonisti ancora non lo sanno. Il conflitto era stato scatenato dal re di Persia Dario I, con due obiettivi: innanzitutto, punire Atene ed Eretria per il loro precedente appoggio alla rivolta delle poleis ioniche; e al tempo stesso, estendere il dominio persiano in Europa e rafforzare la frontiera occidentale del suo vasto impero.
Inizialmente il potente impero persiano aveva avuto la meglio nello scontro, ottenendo l'obbedienza di quasi tutte le città elleniche, ad eccezione di Atene e Sparta. Fu così che Dario lanciò la seconda temibile offensiva, che avrebbe dovuto schiacciare una volta per tutte l'opposizione. Ma, arrivati nella piana di Maratona, dove avrebbe avuto luogo l'ultimo scontro diretto, le cose andarono diversamente da quanto aveva progettato.
Map_Greco-Persian_Wars-fr.svg: User:Bibi Saint-Pol/wikimedia
La schiacciante superiorità numerica dell'armata persiana, con i suoi 25.000 uomini, non riusci ad imporsi sui 12.000 soldati dell'esercito ateniese. Questi avevano dalla loro strategia, tattica ed equipaggiamento migliori; e soprattutto, il loro comandante: Milziade.
Il generale ateniese irrobustì le ali per contrastare la cavalleria avversaria, assottigliò il centro, e coraggiosamente lanciò l'attacco, puntando tutto su sorpresa e paura. La coralità del modo di combattere ateniese si impose su quello individuale persiano, e l'armatura integrale fu di estremo aiuto; il centro indietreggiò ma non cedette e le ali, come una morsa, si chiusero a tenaglia sui persiani. La brillante strategia di Milziade ebbe uno strepitoso successo.
Ma non fu tutto. I Persiani, reimbarcatisi, puntarono su Atene, per sorprenderla indifesa; Milziade, però, intuendo il piano, fece dietrofront, arrivando prima - anche se il primo fu il mitico soldato ateniese Fidippide che percorse i 42 km tra Maratona ed Atene, ispirando la moderna disciplina olimpica.
La vittoria ateniese sull'impero persiano fu talmente inaspettata e grandiosa che Milziade vi lesse l'intervento divino; e per ringraziare le divinità, donò il suo elmo al Tempio di Zeus a Olimpia, dopo avervi fatto incidere le parole "Milziade lo dedicò a Zeus".
E, a distanza di 2.500 anni, l'elmo di Milziade, pressoché intatto, continua a raccontarci della grandezza di un comandante e del coraggio del suo esercito, che cambiarono il corso della storia.