Non gettare le lenti a contatto nel WC: ecco quali danni possono provocare
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Se credete di fare la differenziata in modo corretto, assolvendo così al vostro dovere di cittadini, è opportuno fermarvi un attimo a riflettere meglio sul contenuto dei vostri secchi; soprattutto se utilizzate delle lenti a contatto.
In questo caso, infatti, è bene pensare a dove le gettate una volta scadute: se la risposta è nel lavandino o nel WC, allora sappiate che state contribuendo inconsapevolmente all'inquinamento del pianeta.
Ecco perché le lenti a contatto inquinano e cosa fare per evitarlo.
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Un nuovo studio presentato a Boston in occasione della riunione nazionale della American Chemical Society (ACS) punta i riflettori sulla vita post-utilizzo delle lenti a contatto, e su come ciò possa contribuire all'inquinamento ambientale.
A condurre la ricerca sono stati gli scienziati del Centro di Ingegneria ambientale del Biodesign Institute, presso l'Arizona State University (ASU), spronati dalla curiosità del direttore Rolf Halden: "Avevo indossato occhiali e lenti a contatto per la maggior parte della mia vita da adulto, ma ho iniziato a chiedermi, qualcuno ha fatto delle ricerche su cosa succede a queste lenti di plastica dopo che la loro durata utile è finita?"
Si tratta di una domanda nient'affatto banale, se si considera che "circa 45 milioni di persone solo negli Stati Uniti indossano lenti a contatto, pari a 1,8-3,36 miliardi di lenti all'anno, o circa 20-23 tonnellate di plastica trasportata dalle acque reflue ogni anno", specifica Charles Rolsky, dottorando che ha partecipato allo studio.
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Lo studio ha preso in esame il destino di 13 diverse marche di lenti a contatto realizzate con nove diversi tipi di polimeri plastici. Per i ricercatori è stato difficile seguirne il percorso: non solo perché le lenti sono trasparenti, ma soprattutto perché le loro componenti plastiche- una combinazione di poli, siliconi e fluoropolimeri che consentono all'ossigeno di attraversare la lente, arrivando all'occhio- non sono sottoposte ad analisi per studi di monitoraggio ambientale.
Il team si è concentrato perciò sulla biodegradabilità delle lenti a contatto, scoprendo che i microbi degli impianti di trattamento delle acque reflue indeboliscono i legami dei polimeri plastici, frammentandole in microplastiche. Queste si accumulano nei fanghi di depurazione- in genere un paio di lenti ogni due kg di fango- da dove giungono in mare, entrando nella catena alimentare degli organismi acquatici- quindi anche nostra.
Se nel lungo periodo la soluzione più efficace sarà la produzione di lenti con polimeri biodegradabili, nel breve termine spetta a noi fare la differenza: ovvero gettando le lenti scadute nel bidone dell'indifferenziata.