Ritrovata una nave del XVI secolo incredibilmente ben conservata
Le scoperte fatte sul fondo del mare sono sempre state circondate da un innegabile fascino. Il fondo degli oceani e dei mari è come se fosse un pianeta ancora inesplorato che conserva oggetti di tempi remoti, di inestimabile valore storico.
Alcuni ritrovamenti, più di altri, suscitano l'interesse nazionale sia per il valore dell'oggetto affondato che per la storia che lo ha portato in fondo al mare. La nave da guerra svedese Marte è un esempio di questi ritrovamenti.
Il ritrovamento della nave da guerra svedese Marte ha suscitato l'euforia di molte persone, per diversi motivi.
Prima di tutto, il retto sul fondo del Mar Baltico mostra condizioni di conservazione quasi impossibili, come se avesse fatto un salto nel tempo dal Cinquecento ad oggi piuttosto che essere stata abbandonata sul fondale per cinque secoli.
Erano in molti, tra esploratori e archeologi marini, ad essere alla ricerca di Marte: all'epoca della sua costruzione era la nave da guerra più grande - è lunga circa 30 metri - ed era così formidabile che si guadagnò il nome del dio romano della guerra, Marte per l'appunto.
A costruirla fu Enrico XIV di Svezia, un uomo notoriamente impulsivo, con manie di espansione a dir poco ridicole. Proprio l'esigenza di espandere il territorio svedese lo portò a ordinare la costruzione delle prime navi da guerra europee a tre alberi.
Le mire espansionistiche del re si rivolsero verso la Danimarca e la Lubecca - oggi la parte settentrionale della Germania - e furono accompagnate dal comando di reprimere qualsiasi azione difensiva con l'artiglieria della flotta e soprattutto della nave Marte.
Inizialmente la nave sembrò riuscire nel desiderio del re, grazie alla truppa di oltre 800 uomini, ma nei giorni successivi della battaglia i nemici colpirono Marte con alcune palle infuocate, innescando vari incendi a bordo.
L'ipotesi per cui Marte sia affondata a causa di un incendio scoppiato nei depositi di polvere da sparo è quella più accreditata. La nave Marte affondò ufficialmente il 31 maggio del 1564, al largo delle coste svedesi, poggiandosi lateralmente sul fondale marino.
Per secoli curiosi e ricercatori hanno cercato il relitto, ma senza successo. Si diffuse anche una leggenda per cui la nave era protetta da una maledizione che impediva il suo ritrovamento: un fantasma, che di tanto in tanto risaliva la superficie dal relitto, scacciava via tutti coloro che erano alla ricerca della nave.
La storia si interrompe nel 2011, quando alcuni sub trovarono Marte a 80 metri di profondità. Il ritrovamento di un carico di monete d'argento coniate l'anno prima della battaglia che determinò l'affondamento della nave - e nascoste nello scafo - confermarono l'identità del relitto.
Del re Enrico XIV si sa che fu deposto nel 1568 in seguito a rivolte popolari: il sovrano fu rinchiuso in prigione in cui morì nel 1577. Analisi sui suoi resti hanno rivelato la presenza di tracce di arsenico, il che lascia pensare ad un avvelenamento.
Riguardo alla nave, invece, c'è chi non smette di sostenere - anche a seguito del suo ritrovamento - che sia protetta da una sorta di incantesimo che la mantiene incredibilmente ben conservata.
Gli esperti, però, danno una spiegazione chiaramente differente: sono state le particolari condizioni del fondale del Mar Baltico a contribuire alla sua conservazione. Scarsi sedimenti, correnti marine di lieve intensità e l'assenza di un mollusco responsabile del deterioramento del legno in mare, hanno fatto sì che la nave Marte giungesse ai giorni nostri in un ottimo stato.