Installati dei bidoni mangia-plastica per ripulire i porti italiani: ecco tutti i dettagli del progetto
Iniziamo questo articolo ponendoci una semplicissima domanda: perché le nostre case non si riempiono di immondizia? La risposta più ovvia, che anche un bambino saprebbe dare, è che in casa abbiamo i cestini della spazzatura, nei quali raccogliamo i rifiuti che poi vengono smaltiti. Ebbene, da questo semplicissimo ragionamento sono partiti i due surfisti australiani Andrew Turton e Pete Ceglinski, che cercavano di escogitare un modo per affrontare l'enorme problema dei rifiuti dispersi in mare. L'idea a cui sono arrivati è la seguente: se usiamo i cestini della spazzatura in casa, perché non possiamo usarli anche nell'oceano?
Nacque così alcuni anni fa Seabin Project, il progetto che prevede appunto l'installazione di speciali bidoni della spazzatura che risucchiano plastica e altri materiali dalle acque dei mari contribuendo ad arginare questa piaga. Grazie al progetto "Plasticless", promosso da Lifegate in collaborazione con realtà private come Volvo car Italia e Whirpool, questi instancabili lavoratori sono arrivati a prestare servizio anche in alcuni porti italiani.
via Seabin Project
I bidoni della spazzatura Seabin lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il loro funzionamento è relativamente semplice: rimangono in galleggiamento in superficie, con il bordo che scende per qualche millimetro sotto il pelo dell'acqua; una pompa elettrica filtra ed espelle l'acqua che entra dall'apertura trascinando con sé tutti i rifiuti che ci sono intorno. Il sistema, che pompa fino a 25.000 litri di acqua all'ora, riesce a trattenere anche le fibre più piccole, e va svuotato all'incirca una volta ogni due settimane.
Si stima che ogni anno 90 tonnellate di plastica finiscono nei soli mari italiani... una quantità semplicemente enorme! La soluzione Seabin, che prevede la raccolta di circa 500 kg di plastica all'anno per ogni secchio, non è di certo una soluzione definitiva, ma può incidere in maniera considerevole soprattutto nei piccoli porti chiusi che tendono a diventare delle vere discariche galleggianti.
Inoltre la diffusione del progetto Seabin - con la complicità dei social network - può aiutarci a veicolare un messaggio importante: anche una piccola azione può essere utilissima per salvare i nostri mari; anche una sola bottiglia di plastica che preleviamo dalla spiaggia, o un solo mozzicone di sigaretta che evitiamo di gettare in terra, possono essere azioni che, replicate su larga scala, hanno un impatto positivo sostanziale sulla salvaguardia dell'ambiente naturale.